Qualche Ateneo potrebbe chiudere – ha spiegato il ministro

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ROMA – Qualche ateneo in Italia potrebbe chiudere. Lo ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque. ”Qualche universita’ purtroppo – ha spiegato – e’ in una situazione di dissesto finanziario. Non a caso la riforma prevede la fusione piuttosto che la federazione di atenei diversi come strumento per favorire una riprogrammazione dell’offerta formativa”. Secondo il ministro non e’ importante avere tante universita’ ”sotto casa” ma centri di eccellenza legati anche al territorio e al mondo produttivo.

”Un’universita’ autoreferenziale – ha osservato- non serve ai giovani e non serve al Paese”. Il ministro si e’ poi soffermato sulle evidenze delle classifiche internazionali. ”Nelle prime 100 universita’ a livello internazionale sono pochissime quelle italiane, ma sbaglia – ha ammonito – chi pensa che si si tratti soltanto di un problema di risorse. In primo luogo – ha spiegato – c’e’ un problema di regole”. Mariastella Gelmini ha quindi puntato l’indice contro ”l’impostazione falsamente egualitaria del Sessantotto che ha portato a questa situazione”.

“SPERO SLITTAMENTO RIFORMA SOLO 2 MESI” – “Mi auguro che lo slittamento della riforma dell’università sia solo di un paio di mesi”. Lo ha detto, intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini sottolineando che ci sono state difficoltà “legate alla sincronizzazione tra riforma e risorse, che sono indispensabili per il normale funzionamento degli atenei”. “Ci sono preoccupazioni legittime – ha affermato il ministro – legate allo slittamento della riforma che mi auguro sia solo di un paio di mesi. Chi protesta – ha osservato il ministro – spesso ha gli occhi rivolti al passato. L’università invece ha bisogno di un profondo cambiamento, di un’impostazione nuova legata alla qualità e la riforma intercetta questa esigenza”. Secondo il ministro il tema delle risorse “va posto nella giusta ottica”. “Abbiamo iniziato – ha ricordato – con un piano di razionalizzazione, adesso è ora di approvare questa riforma che peraltro è in linea con l’Europa e con i provvedimenti degli altri Stati”.

“CREDO A PROMESSE TREMONTI SU SOLDI” – “Credo a Tremonti che ha promesso di trovare i soldi” per la riforma dell’Università”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini intervenendo a Mattino Cinque. “Una riforma per essere stabile deve andare oltre la durata di un governo” ha detto il ministro aggiungendo che bisogna finanziare l’università e il suo funzionamento “ma senza assunzioni di massa”.

“STIAMO APPROFONDENDO CASO LIVORNO” – “Stiamo approfondendo attraverso un’ispezione”: lo ha detto il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini riferendosi al caso della scuola di Livorno salita alla ribalta della cronaca perché al suo esterno sventola una bandiera del Pdci. “Non è mai positivo – ha osservato il ministro – l’ingresso della politica nella scuola che deve rimanere fuori da polemiche di partito”. Mariastella Gelmini è quindi tornata a parlare della vicenda di Adro. “Ho già ribadito – ha detto – che il sindaco sbaglia a insistere su questo percorso. La scuola è l’istituzione per eccellenza e va rispettata. La politica troppe volte – ha concluso – entra a gamba tesa”.

“QUALCHE ATENEO POTREBBE CHIUDERE” – Qualche ateneo in Italia potrebbe chiudere. Lo ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque. “Qualche università purtroppo – ha spiegato – è in una situazione di dissesto finanziario. Non a caso la riforma prevede la fusione piuttosto che la federazione di atenei diversi come strumento per favorire una riprogrammazione dell’offerta formativa”. Secondo il ministro non è importante avere tante università “sotto casa” ma centri di eccellenza legati anche al territorio e al mondo produttivo. “Un’università autoreferenziale – ha osservato- non serve ai giovani e non serve al Paese”. Il ministro si è poi soffermato sulle evidenze delle classifiche internazionali. “Nelle prime 100 università a livello internazionale sono pochissime quelle italiane, ma sbaglia – ha ammonito – chi pensa che si si tratti soltanto di un problema di risorse. In primo luogo – ha spiegato – c’é un problema di regole”. Mariastella Gelmini ha quindi puntato l’indice contro “l’impostazione falsamente egualitaria del Sessantotto che ha portato a questa situazione”.

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