Chiara Saraceno: perché non posso più essere membro onorario dell’AIS

Pubblichiamo una lettera di Chiara Saraceno che rassegna le dimissioni da membro onorario dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia). Cita il caso Orsini – che forse non è proprio il caso più adatto da chiamare in causa, sul blog ne abbiamo raccontati parecchi altri, meno controversi, vero è che è uno tra i più noti, quantomeno a livello superficiale – e accusa i meccanismi di scarsa trasparenza e di premiazione di vincoli di appartenenza. Nel quasi totale deserto è un gesto che, per quanto piccolo, segnala che qualcosa, forse, si muove.

Cari colleghi,
la vicenda Orsini, o meglio il modo in cui si è risposto da parte di chi ha maggiori o minori responsibilità istituzionali, è diventata per me l’ultima goccia che mi rende impossibile continuare ad accettare come un onore fare parte dell’AIS come membro, appunto, onorario. Troppe sono le vicende che, ai miei occhi, ne segnalano l’incapacità, o non volontà, di riformarsi in direzione di maggiore, e più universalistico, riconoscimento del merito, di trasparenza, di rottura di meccanismi che premiano l’appartenenza piuttosto che il contributo scientifico.
Al di là del caso Orsini, ci sono molti altri concorsi, alcuni invalidati sulla base di errori formali (gli unici, ahimé, che possono essere fatti valere), la vicenda della graduatoria delle riviste, le modalità di (non) circolazione delle informazioni circa la costituzione dei gruppi di valutazione dell’ANVUR e altro ancora. Tutti fenomeni che testimoniano il radicamento di pratiche clientelari, sprezzo di criteri minimi di oggettività e del rispetto di standard minimi di qualità riconosciuti a livello internazionale.
Tempo fa avevo già scritto una lettera in questo senso al presidente del Consiglio dei Saggi, il collega Gallino, sollecitandolo a prendere posizione, o comunque ad aprire una riflessione pubblica su ciò che sta succedendo, e forse ancora più ciò che non sta succedendo, nella sociologia italiana. Ritenevo e ritengo che noi senior dovremmo prenderci qualche responsabilità, sia rispetto al passato di cui siamo stati partecipi, sia verso il presente e il futuro. Visto che questa mia sollecitazione non ha avuto seguito, mi sento in obbligo di assumere la mia responsabilità individuale.
Non mi riconosco in pratiche e stili di relazione che trovo civilmente inaccettabili e distruttive per la sociologia italiana, nonostante i molti buoni sociologi che la abitano. Non posso quindi più fare parte come membro onorario della associazione che aspira a rappresentarla.
Ringrazio dell’attenzione

Chiara Saraceno

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