Stiamo scioperando per voi

Articolo da Repubblica.it
CGIL. “Scusateci, stiamo scioperando per voi”. Lavoratori e studenti riempiono le piazze
Alta adesione alla giornata di astensione dal lavoro: secondo il sindacato, nelle aziende più del 58% ha incrociato le braccia. Tensioni a Roma e Torino. Camusso: “Qui l’Italia che non merita questo governo”. di CARMINE SAVIANO
ROMA – Lo hanno invocato per mesi. Studenti, precari e insegnanti. Gli operai, le donne, i dipendenti pubblici. Uno sciopero generale per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia italiana. Mettendo al centro i problemi del mondo del lavoro. E oggi la Cgil è scesa in piazza in decine di città italiane. Per dire che “ormai siamo al punto di rottura”. Per denunciare che la politica economica al tempo del berlusconismo “semplicemente non esiste”. Nessun piano di rilancio, nessun progetto concreto. Solo cifre vuote e promesse non mantenute. Solo provvedimenti “ingiusti e discutibili”, come l’ultimo decreto per lo sviluppo 1. Una frattura: da un lato un governo sordo, che non risponde. Dall’altra tutti quei cittadini sospesi, che galleggiano, perché a quelle risposte affidano il proprio futuro. In strada la rabbia, l’indignazione, sono palpabili: “Invece di nominare nuovi sottosegretari, vadano finalmente a casa”.

LE CITTA’ Roma 2 | Bologna 3 | Firenze 4
Torino
5
| Milano 6 | Palermo 7 | Parma 8
Genova 9 | Napoli 10 | Bari 11

I numeri. Le adesioni allo sciopero sono tantissime. La percentuale di partecipazioni è vicina al 60%. Un paese bloccato, fermo. Dai trasporti alla scuola. Dalle Asl alle aziende private. Disagi, certo. Ma tutto nel nome del rilancio del lavoro. Nella manifestazione di Roma in tanti usano lo slogan: “Scusateci, ma scioperiamo per voi”. L’elenco delle rivendicazioni è lungo, perché è lunga la lista “degli errori commessi dal governo”. Dall’assenza di legislazione sociale alle nuove normative contrattuali. Dagli accordi separati ai continui attacchi ai diritti e alle prerogative di chi lavora. Una delle denunce più forti arriva dal sindacato dei poliziotti: “Come si può garantire la legalità se il governo taglia in continuazione, sottraendoci risorse e possibilità d’intervenire?”. Poi la denuncia alla “logica elettorale”dell’uso dell’esercito per risolvere i problemi delle città: “noi non saremo mai la polizia del Governo. Noi siamo e resteremo la polizia dello Stato Italiano”.

Il maggio degli studenti. Presente in massa il mondo della scuola. Insegnanti, studenti, ricercatori. Che portano, nelle manifestazioni di oggi, le lotte e il bagaglio di competenze acquisite durante le mobilitazioni dei mesi scorsi. Non manca il gusto della provocazione: “Damose da fa, semo precari” è uno degli striscioni che più di tutti attira attenzioni e sorrisi. E il riferimento è al “semo romani” di Giovanni Paolo II. Poi le donne, che tornano in piazza dopo le proteste di febbraio. I loro cartelli, “Abbattiamo il muro della crisi”, sono in testa al corteo. Dove i giovani “Non più disposti a tutto” animano i momenti del tragitto che va da piazza dell’Esquilino al Colosseo. Canti e balli. Dall’onnipresente Bella Ciao fino Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. Con loro anche i pensionati della Cgil e i partigiani dell’Anpi, in marcia, ordinati, a scambiare analisi e commenti.

Tensioni a Roma e Torino. Momenti di tensione a Torino e a Roma nei cortei degli studenti medi e universitari. Nel capoluogo piemontese, passando davanti alla sede di Equitalia, i giovani hanno prima tentato di entrare poi lanciato petardi, acceso fumogeni e scritto con la vernice “ladri”. Sono state anche fatte alcune cariche di alleggerimento da parte delle forze dell’ordine. Subito dopo il corteo degli studenti si è diretto verso Via XX Settembre, dove si sono registrate le tensioni più forti con gli agenti dell’ordine. A Roma, gli studenti, medi e universitari hanno bloccato alcuni binari della Stazione Termini al grido di “Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città”. La polizia si è schierata in tenuta antisommossa, poi gli studenti si sono ritirati spontaneamente.

I referendum e la spallata. Le reti dei precari sono rappresentate in massa. Si distribuiscono materiali e adesivi come quelli de “Il nostro tempo è adesso”, il comitato che ha dato vita alle proteste dello scorso nove aprile. Dicono: “Vogliano esprimere cosa significa, per noi, scioperare: in genere siamo in una tale situazione di ricattabilità che è difficile anche solo uscire dall’ufficio per una pausa”. L’obiettivo politico immediato sembra essere il successo al referendum del 12 e 13 giugno. In tanti lo considerano come il momento per una possibile spallata al governo Berlusconi. La strategia è chiara: unire la campagna sui beni comuni a quelle per sbloccare il mondo del lavoro. “Ci hanno raccontato tante bugie. Ci hanno detto che il mercato avrebbe risolto tutti i problemi. Non è vero. I beni comuni non possono essere messi in discussione, non possono scipparci i nostri diritti elementari”.

In rosso. Poi intere famiglie, giovani genitori, nonni che accompagnano i nipoti alla loro prima manifestazione. Tutti rigorosamente in rosso. “Siamo tutti qui. Siamo stati traditi dal governo e ora vogliamo riprenderci il futuro. Non c’è tempo da perdere”. Si formano piccoli gruppi, le discussioni sono tante, animate. I temi non si contano, ognuno racconta i problemi del proprio microcosmo lavorativo. In tanti c’è stanchezza. Ma basta poco a riaccendere la passione. Quando una signora chiede “Ma non avete di meglio da fare, invece di bloccare il traffico?”, si forma subito un drappello di moderni agit prop pronti a fornire ogni sorta di motivazione. Poi riflessione sul futuro, sul modo per non disperdere questo patrimonio di energie. Discorsi che sembrano ricalcare quelli dei leader nazionali. Dal Bersani che auspica “una nuova stagione di unità sindacale”, fino al segretario della Fiom, Landini, che chiede alle opposizioni “più forza”. Su tutti il segretario Cgil Susanna Camusso, che sfila tra la gente a Napoli: “Siamo l’italia migliore che non si arrende e che pensa che non ci possa essere più il declino di questo paese”. In una piazza Dante gremita la Camusso, al suo primo sciopero generale da segretario, ha gridato: “Noi questo governo non ce lo meritiamo”.

Disagi nei trasporti. Molto alte le adesioni negli aeroporti, nei trasporti urbani e nei porti. I disagi maggiori si sono avuti a Roma con la chiusura delle metropolitane e le ferrovie cittadine mentre per gli autobus il servizio è stato rallentato. Secondo la Cgil, le adesioni allo sciopero nella capitale hanno riguardato il 70% dei bus urbani e il 50% di quelli extraurbani. A Napoli sempre secondo la Filt-Cgil il servizio di superficie è rimasto fermo per il 50% mentre è rimasta chiusa la circumvesuviana e la metro. A Palermo, secondo il sindacato, lo sciopero ha bloccato il 70% del servizio bus.

(06 maggio 2011)

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