Da Repubblica.it
Dalla Gelmini cattive notizie per i dottorandi “Ricerche senza borsa”: sempre più precari
Incontro lampo del ministro con i rappresentanti degli studenti: cade il vincolo di copertura con borsa “di almeno il 50% dei posti banditi”. Una doccia fredda. L’Adi: “Una beffa, faremo ricerca gratis”.di MANUEL MASSIMO
La deregulation del dottorato senza borsa diventerà presto realtà: cade il vincolo di copertura con borsa “di almeno il 50% dei posti banditi”. Questo, in estrema sintesi, l’orientamento emerso durante il breve incontro che il ministro Mariastella Gelmini e alcuni dirigenti del Miur hanno avuto con una delegazione del Cnsu (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) e dell’Adi (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani). La “doccia fredda” per i dottorandi è arrivata come un fulmine a ciel sereno, dopo settimane di traccheggiamenti e promesse da parte del ministro che a più riprese aveva procrastinato le risposte alle loro richieste di spiegazione. E del famoso regolamento interpretativo ministeriale annunciato come imminente ormai da quasi due mesi ancora non c’è traccia.
I “senza borsa”. Sul punto più controverso della Legge 240/2010 di Riforma dell’Università – quello sulla corretta interpretazione dell’articolo 19, comma 1, lettera b) relativo alle borse di dottorato – la presa di posizione comunicata dal Miur è netta: non ci sarà più alcun limite numerico al dottorato senza borsa. Una notizia che per l’Adi ha il sapore della beffa: “Dopo un lungo silenzio il Ministero adotta l’interpretazione emersa alla Camera e non quella successiva data dal Senato, espressa ad esempio dal senatore Valditara”. Dunque, almeno su questo punto, l’interpretazione autentica della legge non lascia adito a dubbi e dà “mano libera” agli atenei: potranno bandire i nuovi dottorati, decidendo senza alcun vincolo il rapporto tra numero di posti con borsa e senza borsa.
La precarizzazione continua. A questo proposito: “L’Adi esprime profonda preoccupazione per questo tipo d’interpretazione che – in un quadro di grave sottofinanziamento degli atenei – lascia la strada aperta ad un uso spropositato dello strumento del dottorato senza borsa da parte dei dipartimenti”. Va ricordato che – come certifica l’ultimo Rapporto del Cnvsu – la condizione di “senza borsa” riguarda ancora il 39,3% dei dottorandi che hanno vinto il concorso nel 2008. Su queste basi appare evidente che nei prossimi anni si andrà verso una proliferazione incontrollata di questa figura. E la precarizzazione dei “non strutturati” e dei meno tutelati all’interno del comparto accademico continuerà indisturbata: tanti giovani studiosi saranno costretti a fare ricerca in assenza di un sostegno economico stabile, con l’ulteriore aggravio di dover pagare le tasse accademiche che diventeranno sempre più alte, anche in ragione dei tagli complessivi operati dal Governo sui fondi destinati all’Università.
La mancanza di dialogo. L’attenzione che il ministro Gelmini ha dedicato all’incontro con la delegazione del Cnsu è sembrata davvero insufficiente, soprattutto in relazione ai tanti temi da affrontare. Per evidenziarlo basta il cronometro: 15 minuti in tutto. Forse un po’ poco, soprattutto alla luce dei tanti problemi che stanno emergendo in questi mesi, come stiamo raccontando nella nostra inchiesta a puntate “Effetto-Gelmini sull’Università”. Oltre a ricevere comunicazioni di servizio dal loro massimo referente istituzionale, gli studenti avrebbero voluto dialogare – sicuramente per più di un quarto d’ora – con il ministro sui temi “caldi” di maggiore attualità: in primis sui lavori delle commissioni che stanno modificando gli statuti d’ateneo, ridisegnando la governance dell’università di domani.
“Uniamo i diritti”. Tra gli studenti, specie dopo l’entrata in vigore della Legge 240/2010, il malcontento è palpabile. Proprio in questi giorni sta entrando nel vivo la campagna “Uniamo i diritti” promossa dal sindacato studentesco Udu (Unione degli Universitari) insieme con altre liste di Sinistra presenti in molti atenei italiani che punta ad ottenere una carta di riconoscimento dei diritti degli studenti: “Dopo le lotte di questo autunno stiamo concentrando i nostri sforzi per arginare gli effetti della Riforma Gelmini nella revisione degli statuti delle università, chiedendo garanzie di diritti e di partecipazione”. Con questa iniziativa gli studenti vogliono che siano messi nero-su-bianco i loro diritti “inalienabili”: diritto allo studio e assistenza sanitaria garantita anche ai fuorisede, diritto a valutare i docenti e i servizi d’ateneo, diritti durante gli esami. E ancora: una didattica di qualità, tirocini e stage regolamentati contro ogni forma di sfruttamento, tutele per gli studenti-lavoratori perché il lavoro non venga visto come un ostacolo per il diritto allo studio, diritto alla mobilità nazionale e internazionale. Una “Carta dei Diritti”, perché i loro diritti non restino solo sulla carta.
(25 marzo 2011)