Mobilitazioni del mondo della cultura

Da ARCIREPORT 3-2011

Il mondo della cultura si mobilita insieme per rivendicare il diritto a esistere.
Una settimana di mobilitazione per difendere la libertà di informazione, i diritti culturali, la conoscenza. Questo l’obiettivo a breve termine del Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura, allo spettacolo che raggruppa più di cinquanta organizzazioni di lavoratori, associazioni, sindacati, imprese.
Negli ultimi mesi il governo ha messo sotto scacco tutti i settori che contribuiscono alla crescita culturale e civile delle persone. Ci troviamo di fronte ad un disegno esplicito di affossamento della loro capacità critica. Se poi lo leghiamo alla sostanziale inerzia nell’affrontare i problemi strutturali del mondo dell’informazione (il duopolio radiotelevisivo e la concentrazione delle proprietà editoriali) e della comunicazione (la pochezza delle politiche di sostegno alla diffusione della banda larga, l’assenza di politiche per combattere il digital divide), il quadro è ancora più chiaro. Proprio la condivisione di questa analisi e la constatazione che nessuna delle vertenze settoriali (dal reintegro del Fus alla battaglia sui fondi per la ricerca e l’università pubblica) ha prodotto una significativa inversione di tendenza nelle politiche di governo, ha spinto alla costruzione di un fronte molto ampio che si muove mettendo in evidenza esigenze specifiche di settore ma dentro una vertenza più generale: senza capacità critica e accesso all’informazione è fortemente a rischio la stessa Democrazia.
Sono a rischio i diritti culturali, la convivenza civile, la coesione sociale, la capacità di produrre innovazione. Un Paese che non investe in questi settori non ha un’idea di futuro in un mondo dove la competizione globale si gioca sulle idee e la creatività. Non si tratta solo di decidere di investire più risorse pubbliche nella promozione culturale, nella ricerca, nella conoscenza (e smetterla di acquisire costosi sistemi d’arma, progettare inutili opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto, etc.) ma di individuare strumenti di tutela del lavoro intermittente del mondo della cultura e dello spettacolo, di stabilizzare i precari della scuola e dell’università, di mettere a punto un sistema di incentivi fiscali e promuovere una razionalizzazione legislativa che sostenga il luoghi della cultura diffusa e le produzioni indipendenti, di investire nella tutela, valorizzazione e accesso ai beni culturali. Le mobilitazioni di questi ultimi mesi si sono contaminate mettendo insieme vertenza e proposta. Ognuna con strumenti di lotta diversi, a seconda degli obiettivi e degli interlocutori.
Finalmente un movimento della cultura, della conoscenza e dell’informazione che esce dal proprio specifico ed elabora una visione di futuro che incrocia altre vertenze.
Quelle del mondo del lavoro, innanzitutto. A cominciare da Mirafiori. Se vogliamo contribuire a costruire un progetto politico di alternativa, dobbiamo mettere in campo una proposta che coniughi i diritti sociali e del lavoro con i diritti culturali e l’accesso alla conoscenza. Questa è la sfida delle mobilitazioni di questi giorni.
(Info: testini[at]arci.it)

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