Riforma Gelmini: Tocci, no agli standard normativi

Riforma Gelmini: Tocci, no agli standard normativi
Milano, 14 gennaio. Il convegno sulle conseguenze della Riforma universitaria voluta dal Ministro Gelmini, organizzato dall’Università di Milano Bicocca, ha visto anche l’intervento, in risposta a quello della relatrice Paola Frassinetti, del deputato PD Walter Tocci.

Frassinetti vs Tocci: quest’ultimo in tal modo definisce simpaticamente il confronto diretto. I due parlamentari sono amici, ma sulla riforma, Legge dello Stato dal 23 dicembre scorso, la pensano in modo radicalmente diverso. Tocci quasi subito va al cuore del problema; connesso al discorso risorse, parla di un’aumentata spesa pubblica per una cifra di 20 mld di euro in due anni perchè “i tagli all’università non sono stati fatti per il rigore della spesa pubblica, ma per sottrarre fondi alle università e per pagare le avventure della riduzione dell’ICI ( l’imposta sulla casa NDA) alle famiglie ricche di questo paese  e l’avventura dell’Alitalia”.

“Il taglio con applauso” genera (paradossalmente) un applauso. Definita dal parlamentare PD come una sorta di geniale strategia comunicativa “tremontiana”, Tocci spiega una tecnica che il Governo utilizzerebbe per aumentare il suo consenso. “io taglio, taglio tanto, poi ci rimetto (inteso qui nel senso di immettere nuovamente, NDA) qualche soldo e la notizia è che ci rimetto qualche soldo“.

Il discorso si sposta poi sull’appesantimento normativo. Si tornerebbe al concorso nazionale, che però ne genererebbe di locali, raddoppiando così una procedura fino a poche settimane fa univoca.  E ancora, snocciola numeri: 47 provvedimenti  governativi nell’anno con a tema l’Università, 1000 regolamenti d’Ateneo, 500 leggi delega. Poi scherza, “non ci sono soldi, quindi c’è più tempo libero”, per scrivere i regolamenti.

Vuole introdurre l’argomento ricerca e ricercatori. Otto anni da precario e poi o dentro o fuori dall’università. Un ateneo non può essere certo dei fondi che avrà tra otto anni insiste il parlamentare PD e cita una notizia riportata da Il Sole 24 ore: fondi per il 2010 assegnati a gennaio 2011. Un anno dopo e per i ricercatori bisognerebbe saperlo otto anni prima, pare essere il discorso.

Il mondo del precariato genera anche la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Il genio italiano che se ne va dal Bel Paese, arricchendo economicamente e culturalmente nazioni straniere, è un fenomeno fin troppo conosciuto, ma quel genio, dice Tocci, è stato formato qui”. Ed infatti, connesso al discorso ricerca, c’è quello della qualità: il deputato dell’opposizione sostiene che introdurre od eliminare un corso di laurea solo su base numerica è sbagliato, perchè appunto abbassa la qualità.

Argomento questo, che si rifà al problema dell’appesantimento burocratico. “Le cose buone che son venute dall’università italiana, son venute per differenza e non per convergenza. E ancora “quello che c’è di buono nell’Università italiana e c’è tanto, è perchè quell’Ateneo ha sperimentato“. Non ci sarebbe quindi bisogno di “uno standard normativo“, che prescinda da natura e dimensioni di ogni singola struttura.

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