Presidio a Roma – Precari scuola (da Indymedia)

Presidio permanente Precari Scuola sotto il Ministero Istruzione

Inizio:08/09/2009 – 20:31
Fine:
10/09/2009 – 20:31
Sommario

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Il
sit-in di protesta dei precari della scuola organizzato oggi, 7
settembre, nel pomeriggio davanti al provveditorato occupato dai
licenziati dalla "riforma" Gelmini, si è trasformato in un corteo
spontaneo di cira 500 persone il quale, bloccando la città, si è
diretto improvvisamente fino al Ministero dell’Istruzione. Qui i
manifestanti hanno organizzato un presidio permanente con due camper e
una tendopoli improvvisata per assediare il ministero fino al ritiro
della legge 133, che taglia 8 mld di euro e ben 150.000 posti di lavoro
(insegnanti e ATA) in tre anni. Ma non solo: in vista c’è anche la
privatizzazione delle scuole trasformate in fondazioni e l’annullamento
delle graduatorie con l’istituzione della (mafiosa) chiamata diretta
dei presidi.



Anche se centrale non vi è però solo la questione lavorativa, che
rappresenta il più grande licenziamento di massa della storia d’Italia:
la posta in gioco della lotta dei precari della scuola è anche
l’avvenire stesso della cultura italiana, minacciata da una riforma
come questa. Che ne sarà dell’accesso ai saperi come diritto di tutti?
Che ne sarà delle politiche di intergrazione di disabili e stranieri
nella società? Che ne sarà della scuola come luogo di incontro fra
differenze? E della "cultura" già sotto attacco da una società
spettacolare che la svuota di contenuti, la disciplina e la rende
insensata e avulsa dalle esistenze dei singoli?
Anche la scuola non va certo lasciata così com’è: andrebbe resa meno
autoritaria e la conoscenza dovrebbe essere "vissuta" attivamente dagli
studenti e riportata nelle loro vite. E la "riforma" va nel senso
opposto in quanto una scuola privatizzata produce un sapere più
autoritario e mercificato.
Il presidio, dunque, da oggi organizza diverse attività proprio davanti
al Ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere. L’invito a tutti è a
partecipare e sostenere questa lotta, che sarà certamente difficile e
di lungo corso, ma in cui si gioca il nostro destino singolare e
collettivo.

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