Di seguito riportiamo il commento analitico FLC-CGIL al DDL Gelmini licenziato al Senato il 29 Luglio.
Il testo così modificato passerà alla discussione alla Camera tra Settembre ed Ottobre.
Di seguito riportiamo il commento analitico FLC-CGIL al DDL Gelmini licenziato al Senato il 29 Luglio.
Il testo così modificato passerà alla discussione alla Camera tra Settembre ed Ottobre.
Gli insegnanti precari della scuola hanno cominciato un presidio il 1 settembre, in 4 stanno facendo lo sciopero della fame davanti al provveditorato di milano.
Altri presidi si stanno svolgendo in diverse parti d’Italia (leggi, da Repubblica on line, un articolo su Roma – clicca qui).
Di seguito, il comunicato FLC-CGIL
Scrive Franco Cassano sul numero di Carta in uscita questa settimana [nell’ambito della discussione su «la dittatura dell’ignoranza» aperto da Guido Viale]: «Pur essendo segnato da molte contraddizioni, questo blocco sociale [quello berlusconiano, ndr] è sicuramente reso coeso da un forte anti-intellettualismo. Ad esso gli intellettuali, in quanto legati allo Stato e ai suoi privilegi, appaiono non come portatori di valori e competenze necessari a tutti, ma come esponenti di aree lavorative parassitarie e protette, che permettono loro di godere di conquiste [stabilità, orario di lavoro, ferie, ecc.] sconosciute al piccolo e piccolissimo imprenditore». La destra al governo odia gli intellettuali, gli artisti, la cultura in genere, perché è portatore insano dell’ideologia del «fare», dell’«intraprendere», che non solo non sopporta regole – perciò elogia o tollera l’evasione fiscale – ma dà per inteso che il «cosa fare» sia già scritto, e inevitabile. Tutto il resto è perdita di tempo, distinguo inutili, sofisticazioni. Per questa ragione Berlusconi getta lì che dalla Costituzione andrebbero espunti i limiti sociali alle attività delle imprese, che fu esattamente il punto di equilibrio tra capitale e lavoro, ciò che permise la nascita della Repubblica «fondata sul lavoro».
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la newsletter di Uninversi
In una Milano dove in questi giorni per l’ennesima volta si è scatenato l’ennesimo violento attacco contro gli spazi sociali, l’anno della formazione, intanto, volge al termine.
Le scuole di ogni ordine e grado tuttavia non sentono il clima vacanziero, ma sono in totale subbuglio tra scrutini che saltano e una ministra sempre più sorda al fragoroso crollo del sistema formativo del bel paese.
L’università ovviamente non se la passa meglio, ed il collasso anche qui è alle porte. Cosa succederà da qui alla ripresa dell’attività accademica? Nessuno lo sà, ciò di cui siamo certi è che non si intravede luce in fondo al tunnel…
Intanto molti progetti coltivati durante l’anno arrivano al loro culmine: è il caso di "Raccontami", un progetto degli studenti del collettivo AutArt dell’accademia di Brera, dove narrazione ed arte si incontrano in maniera dirompente ed innovativa…
La presentazione di questo laboratorio si terrà il 17 e 18 giugno prossimi, per concludersi con una serata danzante venerdì 18 giugno a S. Carpoforo in sostegno ai progetti del collettivo e dell’assemblea interfacoltà milanese.
non mancate e diffondete gli inviti!
Sull’università italiana, alle prese con cronici problemi di sottofinanziamento, sta per abbattersi una tegola giudiziaria che potrebbe far sballare i bilanci di molti atenei che in questi anni hanno attinto all’inesauribile bacino dei “docenti a contratto” in maniera un po’ troppo disinvolta. Accanto ai professori “strutturati” (ordinari e associati) e ai ricercatori, incardinati nel sistema accademico, esiste infatti una larghissima fetta di freelance della cattedra – “esterni” all’università – che di fatto svolgono le loro stesse mansioni (insegnamento frontale, ricevimento degli studenti, esami e sedute di laurea) percependo però un compenso simbolico e talvolta addirittura gratis. Il tutto senza alcun trattamento assistenziale e previdenziale. Un’evidente disparità che l’associazione di consumatori Codacons si propone di sanare attraverso una class action di portata nazionale.
Dopo aver terrorizzato i circa cinquecentomila candidati alla maturità e le loro famiglie; dopo aver costretto gli insegnanti che non ne possono più di continue docce fredde a dover dichiarare che sono disposti a «disobbedire» al ministro perché ci vuole un po’ di buon senso. Dopo tutto questo, nel giro di poche ore sapete quale alta prova di maturità ha fornito il ministro dell’istruzione, Gelmini?
«Noi abbiamo il diritto di non essere ingannati. Il governo non dica cose false sul futuro del Paese. Noi non ci chiamiamo Alice e non viviamo nel paese delle meraviglie». Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani parla in piazza del Popolo di fronte ad una marea rossa di bandiere e raccoglie lunghi e ripetuti applausi da questo popolo reale, in carne ed ossa, che è venuto a Roma da tutta Italia per dire no alla manovra del governo. Nessun riferimento a questa manifestazione nazionale nei titoli del Tg1 delle 13.30 di Augusto Minzolini, silenzio sul grido di allarme che migliaia di lavoratori e lavoratrici, precari, pensionati, ricercatori, giovani e vecchi lanciano sfilando per le vie della Capitale. Gli organizzatori annunciano dal palco 100mila persone, la Questura 25mila. Sminuire, come ha fatto il governo con la crisi, fino ad ora. Ma questo «fiume rosso», così lo definiscono gli organizzatori, si ingrossa via via, e la piazza diventa sempre più stretta: in fondo è come il dissenso a Silvio Berlusconi, cresce e anche se non tutti lo raccontano prima o poi si imporrà.
ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CGA, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RdB-USB Pubblico Impiego, RETE 29 APRILE, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR
Le Organizzazioni e le Associazioni dell’Università hanno esaminato il Decreto legge Tremonti di manovra economica straordinaria, nel suo insieme e per quanto attiene l’Università.
Considerato che la manovra colpisce in primo luogo la presenza pubblica in Italia, le Organizzazioni e le Associazioni rilevano che ciò avviene da una parte ridimensionando le risorse destinate ai servizi pubblici, dall’altra diminuendo il numero complessivo dei dipendenti e dall’altra ancora diminuendo le loro retribuzioni in modo permanente e progressivo nel tempo.
Viene così completato l’attacco alla sfera pubblica e all’Università già avviato dalla legge 133/08 sul piano economico. Per l’Università, caso unico del pubblico impiego, ciò comporta un ulteriore riduzione del finanziamento e danni definitivi per il futuro del Paese, in particolare: