Il Presidente del Senato degli Studenti dell’Università degli Studi di Torino, Nicola Malanga, scrive al direttore de La Repubblica in merito alle sue posizioni rispetto alla manifestazione del 14 novembre. “gli studenti del 14 novembre 2012 sono stati lasciati soli della sinistra istituzionale, sia sindacale che politica, incapace di credere in un movimento studentesco che può certamente contribuire alla costruzione di una alternativa politica al governo tecnico e alle politiche di austerity.”
Caro Direttore,
Il rispetto per la carica istituzionale di Presidente del Senato Studenti di Torino da me ricoperta e l’onestà verso gli studenti che mi hanno eletto, mi obbliga oggi a proporLe una riflessione su quanto accaduto in occasione dello sciopero europeo del 14 novembre.
Credo che il dato politico, importantissimo, della giornata non possa essere offuscato dalla violenze di piazza e dal fumo dei lacrimogeni che piovono dalle finestre del palazzo del Ministero di Giustizia (che gridano però chiarezza, perché non venga minata la fiducia nelle istituzioni del Paese): l’Europa si è unita per la prima volta anche nel diritto allo sciopero, gli studenti medi e gli universitari sono scesi nelle piazze delle principali città italiane al fianco dei lavoratori, e non contro come alcuni giornali hanno superficialmente titolato. Oltre 300.000 giovani hanno protestato contro le politiche di austerity europee e la distruzione del sistema pubblico di istruzione.
Gli studenti che sono scesi in piazza sono gli stessi che due anni fa bloccavano il paese contro il DL Gelmini e che occupavano ponti, strade e monumenti; gli stessi che durante le proteste del 30 novembre, del 14 dicembre o del 22 dicembre 2010 “si trinceravano” dietro i temibili libri scudo.
Quel che è cambiato invece, è come le forze progressiste di questo Paese hanno interpretato la giornata di mobilitazione: nel 2010, la “sinistra” aveva, seppur timidamente, appoggiato le proteste degli studenti, basta pensare a quando Bersani è salito sui tetti delle università o all’ “accalorato” discorso di Franceschini contro le politiche di privatizzazione proposte dall’allora ministro Gelmini; a sentirla oggi, con alcuni parlamentari PD che utilizzano il tema della violenza come spaventapasseri di responsabilità che non sono in grado di assumere, sorge il dubbio che quella di allora fosse una posizione strumentale all’antiberlusconismo.
Cosi, gli studenti del 14 novembre 2012 sono stati lasciati soli della sinistra istituzionale, sia sindacale che politica, incapace di credere in un movimento studentesco che può certamente contribuire alla costruzione di una alternativa politica al governo tecnico e alle politiche di austerity. Questa scarsa lungimiranza non fa altro che rafforzare le destre e il blocco conservatore che sperano di trovare piazze vuote e spianare la strada ai facili populismi, o dal lato opposto regalando una generazione al nichilismo.
Chiunque si candidi a governare questo Paese non può che ripartire dalla scuola e dall’università pubblica, assumendosi la responsabilità di rappresentare il diritto al futuro delle studentesse, degli studenti e dei lavoratori che ieri erano in piazza, superando le condanne frettolose, facili vie per eludere il merito dei problemi.
Nicola Malanga
Presidente del Senato degli Studenti dell’Università degli Studi di Torino