Da Repubblica.it
Arriva la paga ai ricercatori in cattedra
Quello bolognese è il primo ateneo d’Italia a introdurlo: 1200 euro lordi per 60 ore di lezione. E il rettore offre ai dipendenti contributi per il bus e per chi ha figli al nido
di ILARIA VENTURI
I ricercatori chiamati a fare lezione saranno pagati. Molto poco – 1.200 euro lordi per 60 ore – ma tutti e dalla prima ora in aula. E i dipendenti dell’Alma Mater, tecnici e amministrativi, avranno benefit per il nido e l’università dei figli e per i trasporti pubblici che usano per andare al lavoro: un pacchetto di aiuti per due milioni, già annunciato dal rettore lo scorso dicembre, e che ora diventa operativo per il 2011 con lo stanziamento della prima tranche di un milione e duecentomila euro.
I due provvedimenti, insieme al via libera sui nuovi ricercatori a tempo determinato voluti dalla Gelmini, sono passati ieri in Consiglio di amministrazione. L’Alma Mater è il primo Ateneo a riconoscere il pagamento della didattica ai ricercatori. La delibera è il frutto di un lungo confronto con il tavolo tecnico dei ricercatori. Loro approvano nel merito – “siamo soddisfatti, è il riconoscimento del nostro lavoro” – anche se i rappresentanti in Cda ieri si sono astenuti a causa dei pochi soldi messi dall’Ateneo.
L’Alma Mater ha impegnato un milione e 484mila euro per pagare tutti i 1.237 ricercatori, risorse prese attingendo al fondo di riserva. “E’ un riconoscimento politico, un impegno che siamo pronti a rivedere il prossimo anno in base al bilancio”, dice Ivano Dionigi. Proprio sulla didattica, che per legge i ricercatori non sono tenuti a fare (se non una parte integrativa, come i seminari) si accese la lotta un anno fa. Contro la riforma Gelmini i ricercatori ritirarono la loro disponibilità a tenere i corsi. Una volta rientrata la protesta, ora per questi corsi almeno i ricercatori saranno pagati, mentre prima li svolgevano gratuitamente. Anche se alla fine entreranno nelle loro tasche 700 euro netti. “La cifra così bassa messa a disposizione svilisce il valore politico dell’atto che noi comunque riconosciamo”, commenta Daniele Bigi, rappresentante dei ricercatori. “Abbiamo sancito il principio che non si fa un’ora di lezione gratis all’Ateneo di Bologna, se pare poco”, spiega il prorettore alla ricerca Dario Braga. “Tirare fuori a metà anno e tra le casse falcidiate un milione e mezzo non è stato facile. Intanto abbiamo sancito due punti importanti: riconoscere l’impegno didattico dei ricercatori dalla prima ora, introdurre livelli di controllo nella programmazione didattica”. Prima infatti le Facoltà dovranno utilizzare, per coprire i corsi, i docenti, per 120 ore a testa. Poi i ricercatori, sino a un massimo di 60 ore. Se servirà la copertura di altre ore, questa sarà messa a bando (con fondi di Facoltà).
Ieri il rettore ha reso operativo anche il pacchetto anti-crisi riservato ai tecnici e agli amministrativi comunicando al Cda la distribuzione degli aiuti: un contributo fino a mille a 1.500 euro all’anno, a seconda dell’Isee, per pagare la retta di un figlio al nido; l’esonero, per un anno, dalle tasse per i figli dei dipendenti studenti all’Alma Mater; l’abbonamento ad autobus e treni potrà costare al massimo 50 euro, il resto lo metterà l’Ateneo; agevolazioni sulle tariffe telefoniche. Infine, è stato quadruplicato, da cento a 400mila euro, il fondo per garantire sussidi a chi è in gravi difficoltà per malattie o perdita di lavoro. “E’ una mia decisione, condivisa dalla giunta – chiude Dionigi – un aiuto in tempi di crisi che sarà incrementato con forme di tutela alla salute e alla formazione”.
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