Da Il Manifesto, pubblicato dal FLC-CGIL.
12/02/2011 – Roberto Ciccarelli
La commissione bilancio del Senato ha respinto gli emendamenti contenuti nel decreto milleproroghe che avrebbero permesso di prorogare gli “sconti” sul calcolo della spesa in stipendi degli atenei. Secondo previsioni attendibili, nel 2011 questa decisione porterà almeno 37 atenei a superare la soglia del 90% nel rapporto tra le spese per gli stipendi del personale e i fondi annuali ricevuti dal ministero dell’università. Questo nuovo taglio produrrà la paralisi del reclutamento dei ricercatori a tempo determinato – la cosiddetta “tenure track” – sui quali la riforma Gelmini ha puntato tutte le sue carte. Non è inoltre escluso che negli atenei che hanno sfondato il tetto del 90% esso impedirà di assumere una parte dei 1500 professori associati promessi dal governo all’approvazione della tormentata riforma Gelmini.
La decisione della commissione senatoriale è senza precedenti. La norma, respinta per mancanza di copertura finanziaria, è stata per molti anni rinnovata nei decreti di fine anno. I suoi effetti non tarderanno ad intrecciarsi con il blocco del turn-over già predisposto da Tremonti. Entro il 2015, 7 mila docenti e ricercatori (su 57 mila) andranno in pensione e non saranno sostituiti. «Mi auguro – ha dichiarato Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura alla Camera – che il Governo riveda la propria decisione e, così come accadde lo scorso anno, consenta la proroga dello sconto». «Solo i rettori della Crui potevano credere che la sua approvazione avrebbe convinto il ministro dell’economia Tremonti a favorire il rilancio dell’università – hanno denunciato i ricercatori precari del Cpu -. Dobbiamo invece constatare come le motivazioni delle proteste autunnali restano drammaticamente valide». La situazione di questi 30 mila ricercatori (ma forse sono di più), la maggior parte dei quali hanno sulle spalle anche oltre 10 anni di attività dopo la laurea sembra essere senza uscita. Stando alle ultime previsioni tra il 2012 e il 2016 saranno banditi 3600 posti da ricercatori a tempo determinato. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, meno del 10% di loro sarà assunto. Senza contare che ogni anno 12 mila persone conseguono il dottorato di ricerca e vanno ad allargare il bacino di un precariato che molto difficilmente potrà essere riassorbito in queste condizioni. La decisione della commissione bilancio rischia di influire anche sulle prospettive di carriera dei professori associati e dei 27 mila ricercatori a tempo indeterminato. Sono stati previsti 2050 posti da ordinario e 8 mila da associato. Con i conti fuori controllo, a causa delle spese per il personale, quanti atenei saranno in grado di chiamare questi concorsi entro il 2016? Il rigore contabile di Tremonti continua a pesare non solo sul futuro della riforma Gelmini, del resto vincolato all’approvazione di 46 decreti attuativi, ma su quello dell’intero sistema universitario. Tra soli 5 anni il risultato finale di queste politiche sarà la riduzione dell’insegnamento e della ricerca universitaria ad un livello precedente gli anni Novanta.