“Mettiamo le mani sulla cultura!” Lavoratori precari dello spettacolo e della conoscenza occupano il Metropolitan (da Articolo21)
Con un’azione simbolica ieri (18 gennaio) lavoratori precari dello spettacolo e della conoscenza hanno occupato il cinema Metropolitan di Roma, venduto da Fininvest Immobiliare e chiuso al pubblico dalla fine di dicembre.. “Mettiamo le nostre mani sulla cultura!” questo lo slogan scelto dai manifestanti che spiegano in un volantino: “Abbiamo scelto il Metropolitan come tappa simbolica della mappatura del nostro percorso comune. La nostra protesta non riguarda solo un settore specifico, ma tutta la collettività, così come anche questo cinema non appartiene solo a chi lo possiede, ma a chi lo ha attraversato. È patrimonio culturale storico della cittadinanza: che ne è stata partecipe, che ne ha portato il bilancio in attivo, che ha goduto della sua programmazione di qualità, che ne ha fatto un luogo di socialità interculturale – è infatti uno dei pochissimi cinema a Roma a offrire pellicole in originale e con sottotitoli per non udenti.” Nel corso della serata i presenti hanno tenuto un’assemblea all’interno dell’edificio mentre veniva proiettata “La grande guerra” di Mario Monicelli.
Il testo integrale del volantino
METTIAMO L E NOSTRE MANI SULLA CULTURA!
Stasera proiettiamo un nuovo film.
LAVORATORI/PRECARI DELLO SPETTACOLO E DELLA CONOSCENZA – artisti, attrici, attori, danzatori, tecnici del teatro e dell’audiovisivo, musicisti, operatori, registi, autori, montatori, scenografi, costumisti, ricercatori e ricercatrici dell’università, docenti – con gli studenti in movimento stasera riapriamo il Metropolitan.
La cultura e la ricerca in Italia sono sotto assedio. Abbiamo scelto il Metropolitan come tappa simbolica della mappatura del nostro percorso comune. La nostra protesta non riguarda solo un settore specifico, ma tutta la collettività, così come anche questo cinema non appartiene solo a chi lo possiede, ma a chi lo ha attraversa. È patrimonio culturale storico della cittadinanza: che ne è stata partecipe, che ne ha portato il bilancio in attivo, che ha goduto della sua programmazione di qualità, che ne ha fatto un luogo di socialità interculturale – è infatti uno dei pochissimi cinema a Roma a offrire pellicole in originale e con sottotitoli per non udenti. Ma la nostra mappa ideale non è evidentemente quella di chi amministra questa città, che predilige la ghiotta speculazione alla valorizzazione delle buone pratiche culturali esistenti – delle quali sistematicamente si cerca di svuotare il centro – e che fa orecchie da mercante (sic!) di fronte alla volontà di 9000 cittadini di non chiudere questa sala. E sicuramente non è la visione sottesa alle politiche cieche che gestiscono questa crisi. Politiche volte sistematicamente a limitare la possibilità dell’espressione d i un pensiero libero e indipendente, ignorando che cultura e ricerca sono anche una risorsa economica. Che tagliare i fondi significa tagliare posti di lavoro. Nella nostra mappatura ideale alla Piazza Cultura si accede liberamente percorrendo la tutela dei diritti dei lavoratori e il riconoscimento della natura atipica e intermittente dell’attività artistica/intellettuale; la circolazione di idee e individui è fluida, il pensiero critico, la ricerca, la formazione, la equa distribuzione delle risorse, la garanzia continuativa del reddito e la creazione in tutte le sue forme sono le fondamenta. La nostra mappatura è sempre in movimento.
Caminante, no hay camino, se hace camino al andar. (Camminante, non esiste un cammino, il cammino lo si crea andando). Antonio Machado