Dal blog Neuroniattivi
“Non siamo sorpresi – commentano le studentesse e gli studenti di LINK-Coordinamento Universitario – Il presidente Napolitano ci ha ricevuto e ascoltato con rispetto, ma non ci aspettavamo che fosse lui a dare battaglia al posto nostro. A bloccare la riforma Gelmini dovranno essere gli studenti, i dottorandi, i precari, i ricercatori, i tecnici-amministrativi, tutti coloro che vivono sulla propria pelle la schiavitù della precarietà e il furto di futuro operato da questa riforma”.
Il piano della mobilitazione, ora, si sposta dal parlamento verso il governo, con l’attesa dei decreti attuativi, e verso gli atenei, con l’adeguamento degli statuti universitari alla nuova legge: “Chiediamo fin da subito a tutti i rettori di disobbedire, e su questo daremo battaglia. – annunciano gli studenti e le studentesse di LINK – Costruiremo proposte di statuti universitari in grado di bloccare la riforma e cambiare l’università dal basso. Daremo battaglia in tutti gli organi collegiali e in tutte le piazze, perché la privatizzazione dell’università, lo smantellamento del diritto allo studio e la precarizzazione della ricerca non passino nei nostri atenei. La comunità universitaria ha il diritto e il dovere di ribellarsi.”
LINK fa notare che una delle criticità individuate da Napolitano riguarda l’emendamento della Lega Nord che riserva ai residenti in una regione una quota delle borse di studio: “Il presidente ha sottolineato come quella norma razzista sia completamente incoerente con una legge che dice di favorire il merito. Ora tocca al governo rispettare la Costituzione e cancellare la norma razzista nel decreti attuativi.
Continua anche il percorso della costruzione dell’alternativa: “La carovana dell’AltraRiforma, la proposta dal basso per cambiare l’università, citata anche dal presidente Napolitano durante l’incontro con gli studenti, non si ferma: continueremo a raccogliere idee e proposte e a sperimentarle tutti i giorni nei nostri atenei: vogliamo il diritto al referendum sulle materie che ci riguardano, vogliamo un nuovo welfare che ci permetta l’autonomia dalla famiglia, vogliamo una ricerca aperta ai giovani e non bloccata dalle baronie”.