Articolo da Il Fatto Quotidiano.
La protesta del mondo della scuola varca i confini nazionali.”Con questa riforma il futuro è un buco nero”. E’ quanto si legge in uno striscione appeso sul tetto del Cern di Ginevra. Un gruppo di 15 persone, tra ricercatori, studenti e dottorandi italiani, che lavora nell’Università pubblica, protesta così contro la riforma del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Intanto, da Pisa a Roma, sino a Palermo gonfia la protesta e aumenta il numero degli istituti occupati.
Pisa
La scuola normale superiore di Pisa è stata occupata questa mattina. Anche qui un gruppo di studenti è salito sul tetto della Torre di Ugolino dove ha raggiunto la campana e l’ha fatta suonare. La piazza dei Cavalieri, antistante il Palazzo della Carovana, sede storica della Normale, è invasa da un migliaio di studenti delle diverse facoltà dell’ateneo pisano dove oggi la didattica è sospesa in seguito all’occupazione di aule, dipartimenti e facoltà. “Quale eccellenza tra queste macerie? Università e Scuola Normale occupate” è questo lo striscione che domina sul tetto della sede centrale dell’Università. Gli studenti hanno anche chiesto un incontro con il direttore della Scuola,Fabio Beltram per consegnargli un documento approvato dall’Assemblea che motiva le ragioni del dissenso al ddl Gelmini. Intanto, gli allievi della Scuola Superiore Sant’Anna hanno scritto una lettera aperta al ministro Gelmini nella quale chiedono che siano “garantiti la dignità e il ruolo primario dell’Università pubblica nella formazione e nella ricerca, ma anche l’autonomia, la stabilità, il pluralismo del sistema universitario”. Gli allievi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa chiedono, infine, “che il governo riveda le posizioni espresse in questo disegno di legge”.
Padova, Perugia, Siena
A Padova in cinque, tra docenti e ricercatori, si sono calati dal tetto della facoltà di chimica dell’Università. La singolare protesta è stata inscenata nella tarda mattinata, sotto l’occhio curioso e le grida di sostegno di decine di studenti. Mentre a Perugia alcuni studenti si sono simbolicamente incatenati alla cancellata che protegge la fontana Maggiore. Più di mille studenti stanno percorrendo in corteo le strade di Siena. Una delegazione dei manifestanti è salita nella sede della Provincia in Piazza del Duomo e si è affacciata al balcone, di fronte alla Cattedrale, lanciando aerei di carta ed esponendo lo striscione: “Questi sono gli unici aerei che vogliamo. No alla guerra, sì alla cultura”.
Roma
A Roma sono gli studenti e ricercatori della facoltà di architettura dell’Università di Roma La Sapienza a guidare la protesta. Dal pomeriggio è stato occupato il tetto del palazzo che domina piazza Fontanella Borghese, oggi battezzato con il nome di “Piazza dell’ Università libera, pubblica e aperta”. A sostegno del mondo della scuola sono scesi anche esponenti della cultura e dell’informazione: attesi sulla terrazza, tra gli altri, i registi Ettore Scola e Ascanio Celestini. Ma il primo ad arrivare è stato il compositore Nicola Piovani. Il movimento legato a Casapound Italia – rete dell’estrama destra italiana – invece, ha promosso le occupazioni dei licei scientifici Farnesina e Nomentano, mentre prosegue l’occupazione del liceo Azzarita. “Questa mattina – spiega il responsabile romano del movimento, Guelfo Bartalucci – abbiamo promosso le occupazioni di altri due istituti per ribadire la nostra opposizione ai tagli pari a 6 miliardi di euro in 3 anni previsti per la scuola pubblica e al raddoppiamento dei fondi destinati alla scuola privata, da 145 a 230 milioni di euro”.
L’Aquila
Il capoluogo abbruzzese è stato teatro di una mobilitazione straordinaria. Alle 9.30 sono scattate le interruzioni delle attività didattiche a Medicina, Scienze, Lettere, Biotecnologie, Psicologia, Ingegneria, e parte di Scienze della Formazione. Nel pomeriggio un corteo di studenti ha attraversato pacificamente la Zona Rossa: da Piazza Duomo a Palazzo Camponeschi, sede storica della Facolta’ di Lettere e Filosofia. Alcuni esponenti dell’Udu (Unione degli universitari) hanno effettuato un blitz interno al Palazzo, riuscendo ad appendere lo striscione “L’Aquila Monumento Studentesco – No al DDL Gelmini”. Nel pomeriggio sono state indette assemblee nelle sedi occupate di Coppito1, Ex-Optimes, per stilare documenti sui temi riguardanti il Ddl, il diritto allo studio, la cittadinanza studentesca e “L’Aquila citta’ Universitaria”.
Palermo
A Palermo oltre 30 manichini impiccati sono stati appesi nella notte davanti al rettorato a Palermo. Spiccano anche cartelli con scritto “Riforma Gelmini: presunta meritocrazia, attacco al diritto allo studio, precarietà, tagli, privatizzazioni, università-aziende”. La protesta è stata indetta dagli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia, occupata da oltre una settimana. “Sottolineiamo ancora una volta – dicono gli studenti – l’opposizione degli universitari palermitani a una riforma fantoccio che penalizza e mortifica le università pubbliche, sia dal punto di vista dei tagli sia dal punto di vista della qualità della didattica che delle prospettive per il nostro futuro”.
I pro-Gelmini
Ad alzare la voce sono anche i sostenitori della riforma Gelmini. “Difendiamo l’Università dalla demagogia”. E’ l’appello al mondo accademico lanciato da un gruppo di docenti universitari e promosso dalla Fondazione Magna Carta a sostegno della riforma Gelmini. L’ appello nel fine settimana ha raccolto la sottoscrizione di oltre 400 docenti universitari. “E’ troppo tempo – recita l’appello – che l’Università italiana ha bisogno di una cura incisiva ed efficace. E’ troppo tempo che il mondo accademico aspetta una riforma capace di restituirgli il prestigio perduto. E’ troppo tempo che gli studenti italiani bravi e meritevoli non hanno più la possibilità di frequentare istituzioni universitarie competitive rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Pertanto – prosegue il testo – i sottoscritti docenti universitari intendono ribadire il loro generale apprezzamento per il disegno di legge sull’Universita’ in discussione in queste ore alla Camera. Perché riorganizza e moralizza gli organi di governo degli atenei; perché limita la frantumazione delle sedi universitarie, dei corsi di laurea e dei dipartimenti; perché introduce norme più efficaci e razionali per il reclutamento dei docenti; perché stabilisce regole certe e trasparenti per disciplinare i casi di disavanzo finanziario e di mala gestione; perché fissa dei criteri di valutazione per le singole sedi universitarie e per i singoli professori; questo provvedimento rappresenta un passo nella direzione giusta per cercare di far uscire l’Universita’ italiana dallo stato di grave prostrazione in cui essa si trova”.