Riforma Gelmini, la protesta invade le piazze
Insieme studenti, precari, ricercatori
Secondo gli organizzatori almeno 300mila hanno partecipato alle manifestazioni in oltre ottanta città contro i tagli all’istruzione. Pochi momenti di tensione. Il ministro: “Scuole indottrinate dalla sinistra, vecchi slogan”. Di Pietro: “Vergognoso liquidare così la protesta”. Zingaretti: “Dai giovani una lezione all’egoismo”
ROMA – Gli studenti si riappropriano delle piazze in tutta Italia, dalle grandi metropoli alle cittadine di provincia, per dire che l’opposizione alla riforma della scuola voluta dal ministro Mariastella Gelmini continua. E nelle manifestazioni che caratterizzano questo 8 ottobre non mancano elementi di novità. Si registra, ad esempio, una sempre più organica saldatura con il movimento universitario, compresi docenti e ricercatori, con il mondo del lavoro, soprattutto l’universo del precariato, le associazioni dei genitori dei disabili, a creare “un fronte comune con tutti coloro che sono colpiti dalle politiche disastrose di questo governo”, come afferma Link-Coordinamento universitario. E tra i simboli della protesta si fa largo anche una sagoma di Mariastella Gelmini in tuta mimetica per dire “no” all’inserimento di programmi paramilitari nelle scuole.
Quanto ai numeri, le manifestazioni di oggi, promosse dall’Unione degli studenti, dalla Rete degli studenti e dal coordinamento universitario Link, rappresentano una oggettiva prova di forza della protesta, con epicentro a Roma, dove in 35mila hanno accerchiato il ministero dell’Istruzione paralizzando il traffico in viale Trastevere e nel centro della Capitale. Prova di forza che il ministro Gelmini liquida emanando una nota nelle prime ore della manifestazione. Per dire che chi è sceso oggi in piazza ha riproposto solo “vecchi slogan”, “vuole mantenere lo status quo”, è “aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento” e, in definitiva, “crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra”.
La partecipazione. Per gli organizzatori, sono stati 300mila gli studenti che hanno animato le manifestazioni in oltre ottanta città. A Roma, il raduno è in piazzale Ostiense, dove si ritrovano in 35mila per dirigersi verso il ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. E mentre nella Capitale il traffico va in tilt, a Napoli in 5mila paralizzano via Santa Lucia davanti alla Regione. Nel balletto delle cifre tra organizzatori e questure, le stesse scene si ripresentano a Milano (15mila manifestanti) Torino (10mila), Palermo (5mila), Firenze, Bologna, Lecce, Catania (4mila), Genova, Messina, Trieste (2mila), in migliaia a Cagliari, Oristano, Bergamo, Viterbo, Siena, Aosta. Da Nord a Sud, l’appello alla protesta è raccolto e trasformato in un “grido” per il “bene comune”. Messaggio, quest’ultimo, particolarmente apprezzato dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, che parla di “lezione” impartita all’Italia dagli studenti contro ogni egoismo.
Pochi incidenti. Il rischio che le manifestazioni, soprattutto nelle grandi città, potessero degenerare era concreto. E’ stata una protesta molto dura ma tranquilla, con momenti di tensione a Milano, Torino, Firenze e Verona. A Milano circa 300 studenti si sono staccati dal corteo diretto al Provveditorato per raggiungere la Statale, dove tenere un’assemblea spontanea. Caricati, hanno spruzzato sugli agenti spray urticante: un funzionario, colpito agli occhi, è portato in ospedale. Secondo la questura milanese, tra gli studenti si sarebbero mescolati esponenti dei centri sociali con l’obiettivo di alzare i toni. Anche a Torino lancio di fumogeni e bottiglie contro la polizia, senza gravi conseguenze.
Gelmini: soliti vecchi slogan. “Bisogna avere il coraggio di cambiare. E’ indispensabile proseguire sulla strada delle riforme: dobbiamo puntare a una scuola di qualità, più legata al mondo del lavoro e più internazionale”. Così, in una nota, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. “Per ottenere questi obiettivi stiamo rivedendo completamente i meccanismi di inefficienza che hanno indebolito la scuola italiana in passato – continua la nota – un lavoro e un percorso difficile, ma indispensabile. E’ necessario lo sforzo di tutti coloro che hanno a cuore la scuola. La protesta di oggi però mi pare riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra”.
Cicchitto: chi protesta è contro scuola. Spalleggia il ministro Gelmini il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Per dire che “le manifestazioni di oggi, fatte di studenti che hanno sfilato con slogan datati per le vie di diverse città d’Italia, sono contro e non per la scuola, sono contro la riforma e per il mantenimento delle cose cosi come stanno”
Pd: vecchio slogan è scuola in mano a sinistra. “Se qui c’è qualcuno che abusa di vecchi slogan è proprio il ministro Gelmini, quando parla di scuola come ‘luogo di indottrinamento politico della sinistra'” replica in una nota Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Pd.”Altro che qualità della scuola – prosegue la nota – gli studenti, dopo gli interventi del governo, sono costretti a stare in aule sovraffollate oltre il limite della decenza e della sicurezza e pagano in prima persona e tutti i giorni i tagli operati dal governo”.
Di Pietro: vergnoso liquidare la protesta. E’ vergognoso che la protesta di migliaia di studenti, scesi in piazza questa mattina per protestare, venga liquidata dalla fautrice di questa mattanza con una semplice battuta. Il ministro Gelmini sa benissimo che i tagli alla scuola pubblica sono un colpo d’accetta sul futuro di questo Paese” scrive sul suo blog il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
Il calendario della protesta
Quella di oggi è solo la prima di una serie di manifestazioni di protesta contro la riforma Gelmini. Il 13 ottobre si fermerà il personale non docente con contratti co. co. co. aderente a Felsa-Cisl, Nidil-Cgil e Uil Cpo. Il 15 ottobre toccherà ai docenti e Ata vicini ai Cobas. Il 16 le associazioni studentesche si uniranno alla protesta di Fiom-Cgil. Il 30 ottobre torneranno in piazza i precari: a Napoli è in programma una manifestazione del Cps. Il 3 novembre protesteranno gli iscritti all’Anief, gli educatori in formazione che nel giorno dell’ennesimo sciopero generale si ritroveranno a Roma davanti al ministero