Ricercatori precari in lotta
“Manifesteremo con i metalmeccanici”
I “fantasmi” delle università italiane si sono dati appuntamento a Bologna e hanno deciso il calendario delle proteste oltre che approvato un documento in cui chiedono la fine “della giungla di posizioni a tempo determinato che esistono negli atenei” di ILARIA VENTURI
BOLOGNA. Sono arrivati da tutta Italia all’università di Bologna, ricercatori, ma tutti precari. Per alzare la voce contro il disegno di legge Gelmini e i tagli alla ricerca. Ci sono anche loro, nella protesta, i “fantasmi” che studiano e fanno didattica nelle università senza essere riconosciuti, talvolta anche senza stipendio: aderiranno al presidio a Roma, il 14 ottobre, davanti a Montecitorio indetto dai ricercatori a tempo indeterminato con la partecipazione degli studenti. Ma si faranno sentire negli Atenei nello stesso giorno anche con sit-in nei rettorati. E sfileranno, accanto ai metalmeccanici alla manifestazione nazionale della Fiom sabato 16 ottobre.
“Siamo tutti lavoratori colpiti da un attacco che non riguarda solo l’università”, dicono. La mobilitazione è stata decisa ieri al termine di una lunga assemblea che ha riunito per la prima volta i ricercatori precari di tutti gli Atenei. In aula quasi in duecento provenienti da venti università – dal Politecnico di Torino alla Sapienza di Roma, da Padova a Catania – hanno discusso per ore sugli obiettivi e i contenuti della protesta. E’ nata così una nuova rete, quella dei precari della didattica e della ricerca, che reclama un’altra università. Un esercito di più di sessantamila giovani, secondo stime per difetto, dicono, che reclamano tutele e diritti, che non si riconosce nella Conferenza dei Rettori, che si ribella al lavoro gratuito negli Atenei, che vuole diventare visibile e “avere futuro”.
“I tagli alla ricerca e la riforma Gelmini rischiano di far perdere anche l’unica speranza che ci era rimasta, quella di veder riconosciuto il nostro lavoro in università: così l’Italia perderà intere generazioni di studiosi”, sintetizza Ruggero Ragonese, ricercatore di Semiotica, prima assegnista di ricerca a Bologna, ora docente a contratto alla Statale di Milano. “Chiediamo il ritiro del disegno di legge Gelmini e che riparta il turn over”, spiega Francesca Rocco, voce dei ricercatori precari di Bologna. All’assemblea interviene anche il deputato Pd Walter Tocci (“La riforma Gelmini sarebbe già passata se noi non ci fossimo messi di traverso”) raccogliendo tiepidi applausi e un cartello che si alza mentre parla: “Non ti votiamo”. “Noi non accettiamo il ricatto che hanno subito i rettori: prima la riforma e poi i soldi”, dice il deputato. “Hanno inventato i tagli con l’applauso: prima annunciano per l’anno prossimo una sforbiciata di un miliardo e 400mila euro, poi promettono qualche spicciolo in più”, insiste Tocci ricordando all’assemblea che il “nemico” è nel Governo. Alla fine i ricercatori precari approvano un documento con cinque richieste nell’immediato: un contratto unico, e non la giungla di posizioni a tempo determinato che esiste ora in università (dalle borse di studi, agli assegni di ricerca ai contratti per docenti esterni), il riconoscimento del ruolo dei ricercatori, il via libera al reclutamento, “l’età pensionabile dei docenti universitari a 65 anni” e welfare e tutele sociali per tutti i precari. In assemblea arrivano anche gli studenti medi: “Il dramma che vivete voi oggi lo vivremo noi domani”.
Precari in lotta con i metalmeccanici dopo lassemblea nazionale articolo da repubblica.. Neat 🙂