Monicelli ai giovani: "Ribellatevi" Bondi: "Parole gravissime"
Il regista parla dei tagli alla cultura e esorta gli studenti della scuola statale di cinema e tv "Roberto Rossellini": "Dovete usare la forza per protestare e sovvertire". Il ministro: "Non si rende conto delle conseguenze delle sue parole". Cicchitto: "Un auspicio irresponsabile"
Mario Monicelli
ROMA – "Intellettuali come Monicelli non si rendono conto della gravità e delle conseguenze delle loro parole". Non piacciono a Sandro Bondi le affermazioni del 95enne regista che questa mattina, all’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione "Roberto Rossellini" di Roma ha invitato i giovani a ribellarsi, "a spingere con la forza" e a "non tacere", esortandoli a "usare la forza per sovvertire, protestare". Un intervento legato alle proteste per i tagli alla cultura previsti dalla manovra del governo e che, se in sala ha suscitato un’ovazione da parte dei ragazzi dell’istituto, fuori ha mosso le critiche della maggioranza. "Non dovremmo sottovalutare il monito di Giampaolo Pansa – dice il ministro della Cultura – quando avverte il montare nuovamente di un clima di odio che in italia ha già prodotto una lunga stagione di violenza politica". Prima ancora, era stato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, a bollare le parole di Monicelli: "Il fatto che abbia realizzato dei bei film – aveva commentato – non è una buona ragione per far passare senza replica l’irresponsabile auspicio per l’uso della forza da parte dei giovani. Evidentemente ha rimosso quanto accaduto in Italia negli anni ’70-’80".
Nell’ambito di un’ampia mobilitazione della cultura contro i tagli che secondo la manovra colpiranno il settore, i giovani che guardano al cinema e alla tv come prospettiva per il futuro sono già scesi in campo. Gli studenti della Scuola Nazionale di Cinema, a Roma, tre giorni fa avevano occupato pacificamente l’istituto. E oggi Monicelli ne ha parlato facendo un’analogia fra uno dei suoi film più celebri,
L’armata Brancaleone, e l’Italia di oggi. Proprio quel film è stato al centro, oggi, di uno "scherzo provocatorio" ordito dal regista con la complicità di Mimmo Calopresti. La presentazione di un documentario dedicato all’Armata, in realtà una breve proiezione-pretesto per far scorrere sullo schermo i titoli programmatici che indicano, appunto, come non sarà più possibile fare cinema con i tagli alla cultura.
"Spingere con la forza e non tacere. Dovete usare la vostra forza per sovvertire, protestare. Fatelo voi che siete giovani. Io non ho più l’età" ha detto Monicelli ai ragazzi, disegnando sul grande schermo uno scenario sconfortante: "Succederà che questo schermo rimarrà nero, senza immagini, senza parole. Succederà che i lavoratori di domani di cinema e televisione non avranno un futuro. Perché – si legge sulle immagini che scorrono – si sta tagliando il loro presente, si stanno negando i loro diritti di studenti. Succederà che l’unica scuola di cinema e televisione pubblica in Italia perderà materie fondamentali. E succederà anche che non sarà l’unica. Ragionieri, geometri, agrari,educatori, ricercatori tutti nella stessa barca, anzi, tutti parte di una nuova armata Brancaleone".
Durante l’incontro in una scuola di cinema come la Rossellini in piena mobilitazione per i tagli che la colpiscono, Monicelli ha poi sostenuto come "la storia d’Italia è conosciuta all’estero solo per la sua cultura. Non siamo un Paese che ha avuto grandi generali, grandi personaggi storici, ma solo una forte collocazione culturale. Ed è proprio questa, l’unica cosa che ci viene da tutti riconosciuta all’estero, che si vuole oggi combattere. Il cinema – ha proseguito il regista – vuol dire tutto. Per il resto c’é solo nel nostro paese, come nell’Occidente, la cultura dell’arraffare, di arricchirsi. C’è oggi solo la volontà di trattenere questa benessere che si è spesso conquistato ai danni di altre etnie".
Dal regista, infine, che confessa che Armata Brancaleone oggi siamo noi tutti, compreso il governo, una spiegazione di quello che è accaduta politicamente in Italia in quest’ultimo periodo: "Un degrado che si poteva prevedere già da due generazioni fa. Il fatto è che noi siamo sempre stati un popolo subalterno. Sotto il dominio prima di francesi, poi spagnoli, di tedeschi, sotto lo stesso dominio del Papa. Insomma non abbiamo mai avuto una nostra reale indipendenza, mai davvero avuto il senso della libertà. Spero che tutto questo prima o poi finisca davvero".