Tra l’università e gli investimenti militari, per esempio, sceglierei gli investimenti militari fatti alla pene di veltro, un taglio complessivo da un miliardo e mezzo di euro, il blocco delle assunzioni per l’università e, dall’altra parte, be’, dall’altra parte l’acquisto di 131 F-35 per l’astronomica cifra di tredici miliardi di euro, un aereo, questo F-35 che gli stessi U.S.A. hanno ritenuto un flop bellico, ma contenti noi… Kaboom.
E poi dulcis in fundo, questa riforma, e lo ribadisco perché è una cosa assurda, a costo zero, dove ci hanno messo le mani praticamente tutti tranne?, rullo di tamburi, gli studenti, i ricercatori, i dottorandi, gli assegnisti vedrà tutto il suo costo, economico e umano, spalmato sugli stessi atenei, già di per sé spolpati per benino dai tagli di cui vi accennavo sopra… Ma se ciò non bastasse, be’ questa meravigliosa riforma prevede delle fantastiche infiltrazioni del privato nella governance universitaria… Cosa graditissima a Confindustria, la quale a un occhio allenato parrebbe la vera ed unica artefice di questo magnifico DDL.
Ora, io non sono fesso, e la cosa che credo dia più fastidio a quelli come me, come noi, è di essere presi per fessi, con articoli dove da una parte si dice “quelli là protestano” e dall’altra viene proposta una impeccabile Gelmini che, con un atteggiamento simile a quello di una madre davanti alla bravata di un figlio fa “be’, non è colpa tua, è che sei disinformato”, e no, dai, non ne possiamo più del siete disinformati, ho tolto ore della mia vita ad attività che sarebbero state molto più edificanti per studiarmi la situazione, e non ascoltando i ‘cattivi maestri’ ma partendo dai documenti, uno potrebbe domandarmi, ma chi te lo fa fare?, – scusate, sarò un’idealista, ma da studente e soprattutto da rappresentante degli studenti per la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Padova credo che questo sia semplicemente rispondere ai doveri che ho nei confronti di quelli che rappresento e, se mi rispetto davvero, nei confronti di me stesso. E tutto questo si deve declinare in un altro dovere, e questo sarebbe di ogni cittadino responsabile, quello di protestare contro qualcosa che danneggia l’intera collettività, perché le toglie un futuro libero, perché un futuro non è libero se il progresso stesso di una società, che passa per gran parte, gioco forza dalla ricerca universitaria, trova questa ricerca asservita a delle logiche di interesse dettate da degli imprenditori, non perché gli imprenditori siano cattivi, ma perché gli imprenditori fanno gli interessi degli imprenditori – non di tutti, questa è una cosa, appunto, a cui dovrebbe pensare lo Stato.
La verità è che l’università del domani che propone questo Governo non è quella che vogliamo, quella che una persona ragionevole può volere.
Loro, il Governo, vogliono una università dove la ricerca sia sponsorizzata dai privati, da privati che pilotano la ricerca non verso delle effettive esigenze di una collettività, ma verso quelle che sono le loro sole esigenze: il mercato e nient’altro: loro (i privati) saranno i soldi, i profitti, loro sarà la scelta di quale progetto di ricerca mandare avanti.
Noi vogliamo una università pubblica dove la ricerca segua un’agenda dettata dalle necessità della collettività, un’università dove:
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
La scuola è aperta a tutti.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
Questi, per chi non lo avesse capito, sono frammenti in ordine sparso della nostra costituzione.
Il DDL Gelmini/Confindustria è in chiara contrapposizione con questi articoli. Pensateci bene, voi che state leggendo, uno studia una vita nelle strutture statali, grazie, per buona parte, al denaro che tutti i cittadini versano tramite le loro tasse, poi quando c’è da raccogliere i frutti, i frutti nel caso specifico della ricerca – no, questi andranno alla Bayer, un matematico che fa ricerche in campo economico, ‘tac’, ecco che l’Intesa gli dice che fare. E poi il comparto umanistico?, quello che nel nostro ignorante paese non è ritenuto minimamente produttivo, be’ quello viene trasformato in un laurificio a basso-costo dove quando ci sarà da scegliere l’agenda degli insegnamenti da attivare, i promotori potranno dire, ehi, io un corso sul marxismo preferirei che non si faccia oppure, basta con tutti questi Diritti umani ecc… Bene, de facto quello di cui vi ho parlato in questo pezzo non è espresso nei termini in cui lo ho espresso io, ci mancherebbe, c’è da mettere insieme i pezzi, come in un puzzle, e allora vi invito tutti a leggere il testo di questo DDL, e di informarvi che cosa questo comporterà dopo i tagli da un miliardo e mezzo di euro che l’università pubblica ha dovuto subire per decisione dell’attuale Governo, un Governo che continua a dare i nostri soldi alle scuole private, in nome di una ‘pluralità’ che dovrebbe affermarsi in seno alla cosa pubblica, perché appunto, in quanto pubblica, appartenente a tutti i cittadini di questo bel Paese..