mare!
Lettera aperta ad Anna Adamolo, Nuovo
Ministro Onda, da parte della rete No Expo dei
territori
Cara Anna
Adamolo,
ti scriviamo dalla terraferma per
informarti che nel bel mezzo della mareggiata è stato avvistato un manichino che
galleggia alla deriva. L’abbiamo identificato: si tratta proprio del corpo del
cosiddetto Uomo di Vitruvio, ribattezzato come Expo 2015, logo dalle larghe
braccia, simbolo dell’avvento di un nuovo Rinascimento per l’entroterra
Ambrosiano. Tu che sei vera onda, tu puoi distinguere cosa va in onda, sull’onda
finta di tutti i teleschermi. Noi ci battiamo da tempo contro costui, che è
salito in cattedra da solo come Maestro Unico del Territorio, colui che pretende
di decidere le sorti di ogni metro quadro affidandosi ai bulli della classe, nel
nome del dio-rettore cemento che fa gli interessi della rendita finanziaria e
immobiliare. Costui non può essere risparmiato dalla marea, infatti noi lo
vediamo già là che sbraccia a stento, cercando ancora di trascinare con sè un
po’ di ricchezza pubblica. Sì, non sono boe quelle che si porta dietro, sono
proprio i salvadanai con i soldi da arraffare, ecco magari un po’ di quelli
risparmiati gentilmente dai tagli della legge 133/08!
"Si salvi chi può", perché nella crisi
qualcuno deve pur naufragare… Allora eccolo là che tenta la fuga, nuotando col
suo Tesoretto. Ma cara Anna, chi sta già naufragando nella crisi? Chi si prende
i costi e chi si porta via i benefici? Che cosa viene tagliato e cosa viene
finanziato con questi "risparmi"? A chi vengono consegnati e con quale ricaduta
su tutte le forme di vita del territorio? Noi tutti, lavoratori, abitanti,
pendolari, precari, studenti, noi come pedoni, come persone, come "cittadini"
stiamo già pagando da un pezzo e, mentre qualcuno paga, qualcun altro arraffa!
Per questo siamo tutti sulla stessa barca, dal mare alla terraferma, dalla
scuola al resto del quartiere, dagli ospedali alle campagne, ogni pezzo del
territorio intorno al quale pulsa la vita con la sua economia "reale" viene
sacrificato per il denaro facile, che ormai, a quanto pare, tanto facile non è
più, se tocca arraffare dappertutto! Tutto lo spazio sociale, non solo la scuola
che è culla delle nuove generazioni, viene svenduto e consegnato ai privati ed
al loro gioco concorrenziale che gonfia pochi portafogli e svuota l’ambiente, il
sapere, la democrazia.
Noi che ti scriviamo, cara Anna, siamo
donne e uomini, associazioni, comitati, centri sociali, forze politiche e
sindacati coinvolti da tempo nella costruzione di una rete in nome di un altro
territorio no expo possibile. Ti scriviamo perché vogliamo con voi tenere i
piedi per terra, perché vogliamo che sia bene illuminato da nuovi fari sopra la
marea chi sta tentando di sfuggirle. Ci piacerebbe costruire tra noi nuove
occasioni di incontro con tutti gli studenti del territorio irretito dalle
maglie dell’Expo, per prestare attenzione ai finti naufraghi sulle isole
privilegiate dei famosi. Noi vogliamo sapere dove va a finire la spesa pubblica
prima che sia troppo tardi. E non vogliamo solo "sapere" di non voler pagare,
noi vogliamo davvero rovesciare la politica delle mani sulla città, sulla
scuola, sul territorio, in politica della città, della scuola, del territorio
nelle nostre mani. Vogliamo reagire di fronte alle favole dei loghi immaginari,
di fronte alle fanfare della comunicazione pubblicitaria, di fronte alla
riduzione delle città a "vetrine" di mercato, che sembrano "materializzare" per
incanto piogge di ricchezza che invece prendono il largo e che mai più
rivedremo. Quali opere verranno realizzate con i risparmi? Per gli interessi di
chi?
I Signori stanno stanziando decine di
miliardi per le imprese, per ripianare i propri conti in rosso ora che la
competizione del mercato – il loro gioco preferito – li vede perdere. Ai tagli
alle università pubbliche destinate a trasformarsi in fondazioni corrisponderà
l’aumento delle tasse universitarie e il ridimensionamento delle strutture
didattiche, proprio come già si sente parlare di "tassa di scopo" per l’Expo
mentre si ridimensionano gli spazi sociali. Proprio come le università vengono
trasformate in aziende-vetrina in competizione per produrre merci finali
lanciabili come manodopera poltiglia, ormai priva di potere contrattuale, da
esportare sul mercato globale della precarizzazione – benché la scuola non debba
preparare nessuna vittoria e nessuna sconfitta di mercato, benché non debba
vendere nessun individuo, bensì "formarlo", benché non debba far crescere
portafogli ma persone! Così tutto lo sviluppo del territorio deve riguardare la
vita reale, la sua economia reale, non deve essere trasformato in
residenze-vetrina per la rendita pronte per l’espulsione di chi non può pagare,
non deve essere soffocato sotto labirinti di svincoli autostradali buoni per
smistare le merci e rendere invivibile la mobilità e l’ambiente, facendo
crescere i profitti dei costruttori e dei mercanti dei trasporti. Ai tagli della
scuola, della ricerca, alla "razionalizzazione" della pubblica amministrazione,
si affiancano i tagli ai trasporti pubblici, a questi corrispondono i
finanziamenti alle scuole private, al sistema di immobilità delle autostrade, al
cemento per gli appartamenti di pregio contro il verde e gli spazi sociali.
Perché tutto il territorio viene consegnato alla logica delle privatizzazioni
selvagge e a perderci sono il diritto all’abitare, il diritto alla mobilità, il
diritto a vivere città e campagne sane e produttive. Contiamo le innumerevoli
bretelle autostradali che servono solo per lo smistamento su gomma delle merci
di lor signori. Pensiamo a cosa significa cementificare tutto il Parco Agricolo
Sud. Pensiamo a quale menzogna si cela dietro lo slogan "nutrire il mondo"
quando viene contrabbandato per convertire due milioni di mq in residenziale.
Pensiamo alla distruzione del tessuto agricolo, all’avvelenamento dell’ambiente
che ne deriva.
Siamo tutti nell’onda per fare i conti di
quanto viene tagliato e da quali mani viene rapinato. E’ proprio perché noi
vogliamo tornare ad essere "mani" che lottiamo contro quello strumento politico
che l’Expo è, dicendo che è una "mela avvelenata" predisposta per incanalare la
ricchezza in mano a pochi. La chiamano "governance", ma il suo vero nome è
Maestro Unico di tutto il territorio. Una cattedra autonominata, fatta magari di
un commissario straordinario (COSDE), sindaco pro tempore fino al 2016, fatta di
"leggi speciali" per "l’emergenza", di una Commissione di Coordinamento (COEM),
di una società di gestione Soge S.p.A. con un c.d.a. di 5-7 membri – sempre gli
stessi -, fatta di un Tavolo e di un Consiglio Direttivo di Pianificazione per
non pianificare più nulla. Perché dietro la pubblicità di una metropolitana
avvelenata si nasconde la totale assenza di un vero piano di governo del
territorio. Manca del tutto un vero piano per la mobilità e per
l’abitare!
L’Expo non è catalizzatore di una
trasformazione positiva del territorio. Sta esprimendo invece il massimo di
contraddizione tra interessi privati sempre più verticali. Allo stesso modo con
cui la riforma Gelmini è di fatto il catalizzatore di una riduzione
dell’istruzione, di quel primo spazio sociale che è la scuola pubblica, fucina
di cittadini consapevoli e quindi di un’autentica democrazia. Se i tagli
assottigliano la democrazia, lo spazio pubblico, non si tratta ormai solo di
impedire razionamenti e finanziamenti, bisogna rivendicare non solo bonifici ma
una vera e propria bonifica del territorio svenduto e avvelenato. La nostra è
una battaglia comune per difendere il territorio e le sue risorse dalla svendita
e dalla devastazione del mercato.
Caro Ministro Onda, noi saremo con te per
farti straripare di tutti i contenuti del territorio, per dare un ritmo stabile
all’onda. Le terre emerse devono far emergere la consapevolezza di quali isole
di privilegio si nascondono sulle mappe, dietro i masterplan, dietro i disegni
di "razionalizzazione". Per questo ci piacerebbe costruire nuovi incontri nelle
piazze per cavalcare tutti i contenuti di quello che ci sembra uno "sviluppo
avvelenato" del territorio. Noi lottiamo per difendere tante riserve naturali
dalla mercificazione. Come ha scritto Naomi Klein in "No logo": "Per
lungo tempo è esistita una frontiera che le grandi aziende non riuscivano a
oltrepassare: un luogo protetto in cui i giovani s’incontravano, parlavano,
fumavano di nascosto, si divertivano, formavano le loro opinioni. […] I campus
universitari, in particolare, con i loro dormitori, le loro biblioteche, gli
spazi verdi e la consuetudine al dibattito libero ma sempre rispettoso delle
opinioni altrui, rivestono un ruolo cruciale: sono il solo luogo rimasto in cui
i giovani possono sperimentare una vita realmente pubblica. […] Per quanto
imperfetto sia stato in passato il nostro modo di proteggere queste istituzioni,
a questo punto della nostra storia le argomentazioni contro la trasformazione
dell’istruzione in un’esercitazione di branding sono molto simili a quelle usate
per difendere i parchi e le riserve naturali: questi luoghi semi-sacri ci
ricordano che è ancora possibile l’esistenza di spazi liberi dai
loghi". Per questo noi diciamo: lottiamo
insieme per un altro territorio no expo
possibile.