Ecco l’appello della Sapienza per il workshop di sabato
Appello per il workshop "Formazione e lavoro" all’assemblea di movimento
del 15 Novembre 2008.
Il fondersi delle istanze di protesta contro i tagli governativi della
scuola, dell’università e degli enti pubblici di ricerca in unica
travolgente onda è uno dei dati fondanti di questo movimento. Solo
mediante
l’unione e la generalizzazione di proteste particolari è, infatti,
possibile
riuscire ad invertire i rapporti di forza che hanno finora schiacciato il
mondo dell’istruzione e della ricerca.
Solo il continuo coordinamento e l’allargamento della protesta ad altre
realtà lavorative in forte sofferenza potrà portare ad un reale
cambiamento
nella gestione politica del paese.
Per il nostro movimento l’Università non dovrebbe soltanto essere un luogo
di istruzione superiore e di ricerca, possibilmente di qualità, ma
divenire
uno spazio aperto di cittadinanza e di produzione e trasmissione di sapere.
Per questo fine e consci dei limiti legislativi, dei tagli finanziari e dei
provvedimenti di stampo privatistico imposti da governi irresponsabili –
passati e presenti – facciamo appello a tutte le facoltà e tutti gli enti
in
mobilitazione perché discutano ed elaborino insieme un progetto di
autoriforma dell’università e della ricerca pubblica, autonomo da partiti
e
non rappresentabile da essi.
La trasformazione delle università in fondazioni private è un obiettivo
bipartisan, compiuto dal Governo Berlusconi con la legge 133 ma già
fortemente voluto da componenti dell’attuale partito democratico. Lo scopo
ultimo è avere pochi poli di eccellenza, sopravvissuti ai tagli
generalizzati, e università di serie B dove svolgere didattica di mediocre
qualità con la missione di avviare al lavoro, precario, mal pagato e senza
diritti. L’"eccellenza", valutata in base a meri requisiti di bilancio,
sarà
allora appetibile per i finanziatori privati con l’unico obiettivo di
finalizzare quel che rimarrà della ricerca a esigenze di mercato.
L’università non fa altro che riprodurre le modalità corporative che
regolano il governo del paese. Il baronato si adatta ai nuovi schemi,
concentrando le risorse per attirare capitali, per mantenere la gestione
dei propri feudi accademici.
L’indebolimento dell’accesso ai servizi pubblici è un dato generale,
comune
a tutti i settori. Questo movimento è, però, la dimostrazione che
esistono
anticorpi, che la cultura e l’opposizione politica e sociale sono possibili
anche in condizioni di crisi profonda, a partire dalla scuola e
dall’università.
Il nostro obiettivo è arrivare ad una proposta unitaria di movimento, che
sia largamente condivisa e che sia innanzitutto di forte rottura con
l’attuale sistema ed indipendente da esso. Non una semplice denuncia, non
una controproposta di carattere emendativo da discutere ad un eventuale
tavolo di trattativa, bensi` un progetto di autoriforma articolato ed
organico che tenga conto delle esigenze del paese, del ruolo
dell’istruzione
pubblica, dell’autonomia e del ruolo sociale ed economico della ricerca,
delle condizioni di lavoro di chi opera nella scuola, nell’università e
negli enti di ricerca, delle necessità intellettuali e materiali degli
studenti.
A rivendicazioni nazionali proponiamo, inoltre, di affiancare inziative di
vertenza locale, che diffondano e contribuiscano a ramificare le istanze di
conflitto del movimento, e riteniamo che vada affrontato un serio lavoro di
inchiesta per il progetto di autoriforma che coivolga tutte le componenti
del movimento.
L’onda condanna fermamente la trasformazione degli atenei in fondazioni di
diritto privato.
Non riconosce l’associazione privata denominata CRUI, e la omonima
fondazione di diritto privato, come organi rappresentanti dell’università
pubblica italiana. L’onda si oppone ai meccanismi presenti e futuri di
disciplinamento corporativo e gerarchico che servono alla redistribuzione
di
potere e di cattedre.
Per contribuire alla discussione che si terrà Sabato 15 Novembre nel
Workshop "Lavoro e formazione" proponiamo, in maniera estremamente
sintetica, uno schema di lavoro e alcuni punti di criticità.
RICERCA:
– promozione dell’autonomia della ricerca ad ogni livello, attraverso
esperienze di ricerca indipendente fin dalla laurea magistrale, l’accesso a
fondi indipendentemente dall’appartenenza ad un dato gruppo di ricerca, la
partecipazione a progetti nazionali ed europei;
– sostegno alla ricerca di base, non finalizzata esclusivamente allo
sviluppo tecnologico ed alla competitività;
– garanzie per le discipline che non sono produttive in termini
commerciali,
salvaguardia e sviluppo della cultura, della sua produzione e trasmissione,
attenzione alla funzione dell’insegnamento universitario e della ricerca
pubblica nel contesto sociale in cui avvengono.
– attivazione di meccanismi di critica delle modalità e dei contenuti
della
ricerca (effettiva o simulata) attualmente svolta sia nel sistema pubblico
che in quello privato, guardando ai risultati, alla produzione e alle
ricadute sociali effettive, nell’ottica di sviluppare una cultura
antagonista che giudichi nel merito l’accademia esistente, per cambiarla
nella sostanza.
FINANZIAMENTO:
– abolizione dei tagli e dei vincoli di bilancio contenuti nella legge 133
e
proposizione di un piano di sviluppo e di investimento nell’università e
nella ricerca pubblica.
– vincolo di larga parte dei fondi del reclutamento alle assunzioni di
nuovi
ricercatori, privilegiandole ai passaggi di fascia.
– destinazione di parte dei fondi ordinari locali (es. di dipartimento) a
ricerche di base ed accessibili da tutti i ricercatori, anche precari e
dottorandi, senza passare per vie gerarchiche.
– condanna della cosiddetta "ricerca" privata, che in Italia è solo ed
esclusivamente ricerca di processo – atta a economizzare la spesa di
produzione – e mai di innovazione. "Privatizzare" la ricerca in questo
contesto significa smantellarla.
– accesso a tutti i finanziamenti su progetto (vedi PRIN) anche ai non
strutturati, senza vincoli di appartenenza o di gerarchia accademica.
VALUTAZIONE:
La valutazione del merito, ovvero i criteri che stabiliscono cosa è il
merito e come valutarlo sono alla base del reclutamento, dell’assegnazione
di fondi su progetto, della ripartizione dei fondi ordinari, della
promozione o bocciatura di linee di ricerca o di corsi didattici esistenti,
dello sviluppo di nuovi settori. Benché estremamente complesso non si
può
lasciare il nodo della valutazione in mano al governo e all’elite
accademica. Riteniamo perciò necessario uno studio dettagliato e su larga
scala delle forme e dei criteri di valutazione.
Il primo passo è la definizione di "merito" e la definizione dei criteri
di
valutazione per la ricerca, per i singoli ricercatori, per gli istituti, i
dipartimenti, le facoltà, per la didattica, per l’amministrazione degli
atenei. Merito non è la capacità di non spendere soldi. Non è il peso
politico di una componente accademica e la sua capacità di fare lobby. Non
è, non in maniera esclusiva, l’efficienza nella produzione di beni.
Promuoviamo, invece, il concetto di merito in relazione all’approfondimento
della conoscenza, nella sua generalità, senza secondi fini.
La valutazione della ricerca e della didattica universitaria non può
essere
basata su meri criteri di bilancio. Nè può essere un metodo per far
partire
meccanismi di concorrenza interna tra università pubbliche. Premesso
questo
proponiamo alcuni punti di discussione e approfondimento.
– Verifica delle scelte operate da parte di un dipartimento/istituto nel
reclutamento di nuovi ricercatori e nei passaggio di livello, l’assunzione
di responsabilità da parte di chi gestisce il reclutamento.
– Imprescindibilità della valutazione da una rendicontazione sociale.
– Importanza delle esigenze territoriali.
– Investimento ai fini dello sviluppo di un’area di ricerca o di un ateneo
anche in assenza di "eccellenza" pregressa.
– Istituzione di meccanismi di perequazione all’interno del sistema
dell’istruzione e della ricerca pubblica.
RAPPRESENTANZA:
Chi svolge un ruolo di insegnamento o di ricerca in una struttura
(dipartimento, facoltà, istituto, ateneo) deve avere accesso, con diritto
di
voto, a tutti gli organi consultivi e decisionali di cui la struttura è
dotata.
CONTRATTI e DIRITTI:
Indipendentemente dalla forma contrattuale tutti hanno diritto
all’indennità
di malattia, di infortunio, alle ferie, alla maternità, alla previdenza
sociale, alla mobilità in caso di mancanza di rinnovo del contratto con le
stesse garanzie dei lavoratori dipendenti. Proponiamo, quindi, che vengano
stipulati esclusivamente contratti di lavoro subordinato a tempo
determinato
per i ricercatori non strutturati. L’attacco al welfare e alla scuola è
soprattutto un attacco alle donne. La stessa situazione discriminatoria
presente in tutti gli ambiti lavorativi si ripresenta nell’università dove
è
aggravata dall’enorme dilagare, anche in deroga alle vigenti normative sul
lavoro (legge 30) di contratti precari parasubordinati o di diritto
privato.
Elenchiamo le seguenti proposte.
– Istituzione di un unico contratto a tempo determinato post-dottorato che
vada a sostituire borse di studio, assegni di ricerca, contratti a
progetto, co.co.co., contratti di docenza e ogni altro tipo di contratto
di
lavoro parasubordinato o di diritto privato.
– Garanzie di continuità di reddito tra un contratto e l’altro.
– Istituzione di meccanismi che salvaguardino e garantiscano la parità di
trattamento verso le ricercatrici e dottorande.
– Reddito di ingresso dei dottorandi commisurato al minimo salariale
previsto nei contratti nazionali dei ricercatori degli enti pubblici di
ricerca o al minimo salariale dei ricercatori universitari. A seguito di
rinnovi contrattuali o all’assunzione a tempo determinato l’anzianità di
servizio e l’esperienza accumulata deve essere contabilizzata.
– Abolizione dei posti di dottorato senza borsa.
– Riduzione dei contratti di docenza in funzione dell’assunzione di docenti
universitari a tempo indeterminato.
– Riduzione dell’età di pensionamento.
– Impossibilità di cumulazione di incarichi da parte del personale
strutturato.
Il 15 Novembre sarà l’occasione per aprire ed impostare un percorso che
porti all’elaborazione di un progetto di autoriforma autonomo. Invitiamo
tutti gli studenti, i precari e i dottorandi in mobilitazione a partecipare
all’assemblea nazionale dell’onda!
Dalla Sapienza di Roma occupata:
Dottorandi e ricercatori precari in mobilitazione.