Da Repubblica on line, notizie sugli effetti della sentenza del TAR contro il decreto Gelmini sulle graduatorie. (Vai al sito)
Primi effetti della sentenza del Tar contro il decreto Gelmini sulle graduatorie in attesa dell’approvazione della legge che metterebbe fine alla questione
Precari, il commissario al lavoro i primi 300 nelle liste "a pettine"
di SALVO INTRAVAIA
ROMA – Parte il commissariamento del ministero dell’Istruzione sulle graduatorie dei precari. "Dal 9 novembre, i primi 300 ricorrenti saranno inseriti ‘a pettine’ nelle graduatorie di tutte le province italiane – annuncia il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – speriamo che quest’ennesima pronuncia sia finalmente da stimolo per una corretta gestione delle graduatorie, nel rispetto delle più elementari regole del buonsenso, della legislazione e della Costituzione". Ma a bloccare il Tar potrebbe pensarci il Parlamento, dove è in discussione una proposta di legge che annulla i provvedimenti della giustizia amministrativa.
Per comprendere la vicenda, occorre fare un passo indietro. Tutto ha inizio lo scorso mese di aprile, quando il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini firma il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie dei precari. Ma con una novità: per chi è già in graduatoria, niente passaggio da una provincia all’altra. L’unica possibilità è di essere inseriti, oltre che nella lista della propria provincia, anche in altre tre province italiane. Ma "in coda".
Questa decisione del ministro a gran parte dei supplenti meridionali sembra l’ennesima prova che nessuno li vuole al Nord, dove i posti disponibili sono in abbondanza. E, col patrocinio dell’Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) si rivolgono al Tar che dà loro ragione: l’inserimento "in coda" è incostituzionale e si deve provvedere all’inserimento a "pettine". Ma il ministero nicchia e, i primi di ottobre, una nuova sentenza del Tar Lazio intima al ministro Gelmini di applicare la sentenza, condannandolo al pagamento di 5 mila euro. E nomina Luciano Cannerozzi De Grazia, uno dei consiglieri più ascoltati dal ministro Renato Brunetta, commissario ad acta.
Nel frattempo, per evitare l’onta del commissariamento, l’esecutivo corre ai ripari e nel progetto di legge di conversione del decreto salva-precari inserisce un emendamento che ripristina la coda per il biennio 2009/2011, ma aprendo "al pettine" dal biennio successivo. A questo punto cominciano i mal di pancia della Lega, che vorrebbero opporsi al provvedimento. Ma è lo stesso ministro Gelmini che spiega ai colleghi della maggioranza che il provvedimento non può subire variazioni al Senato. Il decreto deve essere trasformato in legge entro il 24 novembre prossimo e non ci sono, infatti, i tempi per una seconda lettura. Questa volta, Bossi&co. Devono fare buon viso e cattivo gioco e approvare un provvedimento "blindato".
Intanto, il Tar Lazio emette altre 13 sentenze fotocopia della prima, per altri 7 mila precari che chiedono di essere inseriti "a pettine", condannando il ministero al pagamento di 65 mila euro. E il commissario ad acta? "Il commissario – spiega Cannerozzi De Grazia – non può tenere in alcun conto i procedimenti in corso". Parole che hanno il sinistro significato di chi si sta mettendo al lavoro. "Penso – continua – che fra qualche giorno, attorno al 12 novembre, avvierò la procedura. Scrivero al ministero chiedendo se hanno ottemperato e controllerò se l’eventuale azione è conforme con la sentenza del Tar". Intanto, spera la maggioranza, il Parlamento dovrebbe varare la legge salva-precari che dovrebbe mettere la parola fine alla questione. Ma di questo Marcello Pacifico non è convinto. "Ci rivolgeremo – dice – alla Corte costituzionale".
(8 novembre 2009