Domani ritornano sui banchi gli studenti di dodici regioni. Ultimi gli studenti d’Abruzzo. L’arcivescovo di Napoli: Sono vicino ai precari. Manifestazioni di protesta in tutta Italia
Scuola, apre l’anno del "fai da te" In aula otto milioni di alunni (di S. Intravaia)
ROMA –
Avvio tra le proteste per un anno che si annuncia speciale: sarà quello
in cui le scuole, per garantire l’attività, più che in passato dovranno
sperimentare il "fai da te". Domani mattina, per 5 milioni di alunni di
12 regioni, suonerà la prima campanella. Il resto degli 8 milioni di
alunni rientrerà in classe alla spicciolata nel corso della settimana.
Ma il primo giorno di scuola coinciderà anche con una serie di
manifestazioni, nazionali e locali, di protesta contro i tagli voluti
dal governo Berlusconi. Tra tagli (57 mila posti tra docenti e Ata),
pensionamenti (40 mila) ed esuberi (10 mila) saranno 27 mila coloro che
si ritroveranno, dopo anni, senza una supplenza.
A piazza San Marco, a Roma, la Gilda degli insegnanti "terrà un
presidio di protesta per per chiedere al governo provvedimenti più
incisivi che diano risposte concrete a tutti i precari". Anche la Flc
Cgil si è mobilitata. Domani mattina, annuncia il segretario generale
Mimmo Pantaleo, "si terranno presìdi e occupazioni delle sedi degli
Uffici scolastici regionali e provinciali per rappresentare le
conseguenze dei tagli agli organici".
I Cobas della scuola, invece, indicono una giornata di lotta con sit-in
e manifestazioni nelle principali città. A Roma la manifestazione si
svolgerà, dalle 16, davanti alla sede del ministero dell’Istruzione a
viale Trastevere. I Cobas, spiega il portavoce nazionale Piero
Bernocchi, chiedono l’annullamento dei tagli e l’assunzione di tutti i
supplenti e "il rifiuto del provvedimento ammazza-precari".
Ma il ministro Mariastella Gelmini, col maestro unico e le altre
riforme, va avanti per la sua strada. I 27 mila supplenti annuali
rimasti senza cattedra aspettano gli ammortizzatori sociali promessi.
Resteranno invece a casa gli oltre 40 mila supplenti "brevi", scalzati
proprio dai precari che il governo salverà con i contratti di
disponibilità.
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A ogni precario, che "avendo scelto di dedicare la sua vita alla scuola
oggi rischia di vedere compromesse le proprie prospettive
professionali" l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe,
ha inviato un messaggio di "comprensione e vicinanza".
(13 settembre 2009)