Aggiornamenti dal CUN

Riceviamo e pubblichiamo alcuni aggiornamenti del lavoro del CUN:

– Concorsi prima e seconda fascia

– FFO

– DDL del governo ed altre proposte

– Concorsi ricercatori

– “271” ovvero la riforma dei requisiti della 270

– Riforma SSD

– PRIN

 

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CONCORSI DI PRIMA E SECONDA FASCIA

 

Le regole per la designazione delle commissioni di concorso sono inapplicabili ad un certo numero (c.a 20) di SSD. A norma di legge pare che non sia possibile stralciarli. Dunque, l’inapplicabilita’ della procedura a questi relativamente pochi SSD blocca il meccanismo di designazione delle commissioni per tutti gli SSD.

 

Pare che si stia cercando di correre ai ripari ma il “baco” sarebbe insito nella legge 1/2009. Per cambiare una legge non basta un decreto ministeriale: occorre un’altra legge. Pertanto, sarebbe allo studio il testo di un decreto-legge del governo, che poi il parlamento dovrebbe convertire in legge entro sessanta giorni.

 

Questa strada e’ semplice, efficace e relativamente rapida ma occorre che a sostenere l’operazione vi sia una forte volonta’ politica, anche per evitare “incidenti di percorso” alle Camere, in sede di conversione in legge. Il CUN non ha mancato in ogni seduta di richiamare il ministro alle sue responsabilita’ con varie mozioni. 

 

 

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FFO

 

Siamo a fine giugno e le universita’ ancora non sanno di quanti soldi dispongano per _questo_ anno solare. Il famoso decreto “FFO”, che ogni anno assegna il Fondo di Funzionamento Ordinario, e’ quest’anno in incredibile ritardo e costringe tutti gli atenei ad una sorta di “esercizio provvisorio” in cui si vive alla giornata.

 

Tra l’altro, nel caos indotto da questa situazione, si vocifera di Rettori che andrebbero “a sportello” ed in modo personalistico a fare richiesta dell’assegnazione (o dell’assicurazione dell’ottenimento) di fondi per gestire specifiche operazioni, al di fuori di qualunque criterio di programmazione o di equa ripartizione delle risorse [non sono pero’ in grado di confermare l’attendibilita’ di tale voce – n.d.r.]

 

Uno dei nodi che terrebbe inchiodato il decreto e’ la questione della ripartizione della porzione “premiale” dell’FFO, quest’anno stabilita per legge pari al 7% del totale. Si starebbe ragionando su un criterio basato per il 60% sui risultati di ricerca e per il 40% sulla didattica, ma ovviamente i problemi stanno nei dettagli. La cosa e’ ovviamente delicata in quanto questo 7% di FFO non e’ ricavato a partire da risorse aggiuntive. Si tratterebbe di distribuire diversamente la stessa cifra (circa) dell’anno scorso, per cui se certi atenei vengono “premiati”, cio’ avviene a scapito di altri che sono “puniti”.

 

Il ritardo e’ a questo punto cosi’ insostenibile che ci si aspetta che il decreto FFO verra’ necessariamente e comunque approvato nel volgere di qualche giorno. Detto questo, il paradossale ritardo di questo provvedimento essenziale per il funzionamento del sistema e’ un chiaro sintomo della totale confusione e sostanziale paralisi che attanagliano il ministero.

 

 

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DDL DEL GOVERNO ED ALTRE PROPOSTE

 

La storia del DDL del governo sta rasentando il ridicolo. E’ “imminente” da almeno otto mesi e piu’ e piu’ volte e’ stato annunciato come “in presentazione al prossimo Consiglio dei Ministri”, senza che questo poi avvenisse. Ne sono nel frattempo circolate numerosissime versioni, spesso contraddittorie.

 

Non c’e’ al momento visibilita’ su quando verra’ davvero presentato. Si vocifera di forti contrasti fra i vari soggetti che starebbero contribuendo alla stesura del DDL. A questo punto esiste persino una probabilita’ non trascurabile che venga rimandato a dopo le ferie.

 

Nel frattempo stanno succedendo altre cose: resta in piedi il DDL presentato al Senato dal Senatore Valditara (AN). Si diceva l’avrebbe ritirato ma cosi’ non e’ stato, almeno fino a pochi giorni fa. E’ invece stato presentato un DDL ad inziativa del PD ed un altro ancora ad iniziativa della Lega Nord. Pertanto al momento vi sarebbero tre progetti di riforma dell’universita’ depositati ed un quarto, del governo, in cantiere permanente almeno dall’autunno scorso.

 

In molti atenei si e’ discusso a lungo del contenuto delle varie bozze del DDL del governo. Non e’ tempo perso di sicuro, ma siamo lontani dalla concretezza. Il governo non riesce nemmeno a _presentare_ il DDL: esso poi dovrebbe transitare attraverso un dibattito parlamentare lungo e articolato e non sembra affatto che le varie componenti della maggioranza siano coese. L’opposizione presumibilmente non fara’ sconti. Cio’ che uscira’ dal parlamento potrebbe percio’ essere radicalmente diverso da cio’ che vi e’ entrato.

 

Ovviamente c’e’ sempre la possibilita’ di un’approvazione-lampo per mezzo di un voto di fiducia ma personalmente non trovo che quest’arma sia politicamente “spendibile” su questo DDL.

 

Infine, il DDL, nelle versioni circolate, e’ zeppo di deleghe che richiedono successivi decreti attuativi. Anche il famoso DDL Moratti (oggi legge 230) aveva una struttura di questo tipo ed e’ rimasto, per questa ragione, lettera morta per l’80%, inclusa la normativa concorsuale: i decreti attuativi non sono mai stati fatti.

 

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CONCORSI RICERCATORI

 

Anche su cose piu’ semplici e circoscritte, il ministro sembra non riuscire a portare in fondo quanto intrapreso. Sono ormai cinque i mesi di ritardo rispetto a quando doveva essere promulgato il decreto relativo alle modalita’ di svolgimento dei concorsi da ricercatore.

 

In buona parte essi sono regolati dalla legge 1/2009, che delega tuttavia ad un decreto ministeriale, “sentito il CUN”, di indicare i “parametri, riconosciuti anche in ambito internazionale” sulla base dei quali valutare i titoli presentati dai candidati.

 

Il CUN ha prodotto il proprio documento. Da allora, nulla. Si sa che sono state approntate dai consiglieri del ministro numerose versioni del decreto e che gli esperti legali del ministero le hanno bocciate per varie ragioni.

 

Fatto sta che questo semplice decreto (c.a due pagine, max tre) non riesce a vedere la luce e nel frattempo i concorsi da ricercatore restano bloccati.

 

 

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“271”, OVVERO LA RIFORMA DEI REQUISITI DELLA 270

 

Altro “tormentone” in atto da almeno nove mesi e’ la piu’ volte annunciata revisione dei requisiti minimi per l’attivazione di ordinamenti didattici in ambito 270. I vecchi requisiti sono giudicati dal ministro troppo laschi. La Gelmini ha piu’ volte annunciato un giro di vite radicale. Sono stati convocati tavoli tecnici, tavoli di discussione, tavoli di concertazione.

 

Alla fine – nulla. Il provvedimento ancora non vede la luce. Quello che si sa e’ che il ministro vorrebbe contare ogni “curriculum” (o “indirizzo”) di un’ordinamento come se fosse un ordinamento separato, ai fini dei requisiti minimi. Pare inoltre che si stia pensando di contare la docenza “una sola volta”: cioe’ ogni docente dovrebbe potere essere “contato” per i requisiti minimi solo per una L o per una LM, ma non per entrambe.

 

L’insieme di questi due aspetti porterebbe ad una riduzione di ordinamenti, pare, dal 30% al 50%, a seconda degli atenei. E’ chiaro che questo provvedimento avrebbe pesantissime conseguenze generalizzate, portando ad un forte ridimensionamento dell’offerta formativa universitaria. Il CUN si e’ pronunciato in senso molto negativo rispetto ad ipotesi cosi’ drastiche.

 

Metterei pero’ anche qui in rilievo l’aspetto di inconcludenza e paralisi del ministero: della riforma dei requisiti minimi della 270 si discute da quasi un anno e il provvedimento continua a non venire alla luce, nemmeno sotto forma di bozza definitiva. Nel frattempo le universita’ che ancora non hanno convertito gli ordinamenti da 509 a 270 non sanno come muoversi. Quelle che gia’ l’hanno fatto potrebbero trovarsi a dovere rifare tutto, nel breve volgere di qualche mese.

 

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RIFORMA SSD

 

Da tempo il ministro chiede che il CUN presenti un’ipotesi di ristrutturazione degli SSD. Il CUN ha proposto un nuovo sistema di classificazione basato su “keyword” gerarchiche che non stravolgerebbe, ma assorbirebbe al suo interno la tradizionale classificazione basata su SSD.

 

Nel frattempo pero’ si e’ sviluppata la discussione sul DDL Gelmini e nelle sue varie bozze si e’ delineata una drastica ristrutturazione degli SSD di tipo essenzialmente numerico: il numero minimo di ordinari per SSD dovrebbe essere 50. Gli SSD che fossero sotto tale soglia dovrebbero essere accorpati. Gli accorpamenti dovrebbero essere proposti dal CUN.

 

Recentemente, pertanto, il ministro ha chiesto al CUN di iniziare a lavorare concretamente all’ipotesi di accorpamento. Di conseguenza, il Presidente del CUN Prof. Andrea Lenzi ha invitato i comitati d’area ad attivarsi in questo senso. Il pericolo, pare, e’ che se il CUN non provvedesse a concretizzare una proposta, sarebbe poi il ministero a provvedere d’autorita’.

Gli SSD riformati infatti servirebbero essenzialmente in sede concorsuale, ma nessuno al momento sa come saranno i nuovi concorsi ne’ quando si comincera’ a farli. Essi dipendono dal “DDL” che a sua volta sta faticando non poco a venire alla luce. Come dicevo sopra al proposito, non credo che l’iter del DDL sara’ ne’ facile ne’ rapido. (Nota: i concorsi banditi nel 2008 usano i vecchi SSD e non sono toccati da questa vicenda).

 

 

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PRIN

 

La Commissione dei Garanti ha affidato i progetti ai revisori.

La conclusione della procedura e’ attesa verso ottobre.

 

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