Molte ricerche, sostiene un recente articolo del Guardia, evidenziano come la categoria di chi lavora in accademia sia quella più stressata rispetto a tutte le altre categorie, a causa della struttura organizzativa, dell’insicurezza, delle difficoltà nella gestione delle relazioni eccetera, eccetera, eccetera. Ora, quello che ci viene detto, da qualunque parte, è che dobbiamo essere capaci di gestire lo stress, che dovremmo rivendicare un training per la gestione emotiva dello stress (per esempio, leggere qui). Insomma, l’inquadramento della questione è che l’instabilità lavorativa (geografica, di prospettiva, di guadagno…) e il conseguente stress del lavoro accademico (in qui tale instabilità è inquadrata in una struttura organizzativa fortemente gerarchica, priva di regole chiare e quindi soggetta all’arbitrio dei ‘superiori’ – che formalmente sono dei pari….[sic!]) è una responsabilità individuale che va gestita sul piano emotivo.
Ovviamente, siamo convinti che si tratti di una questione collettiva, politica, e non solo accademica. E siamo un po’ stufi di questa retorica, che pure va combattuta ogni giorno.