Errori di stampa, quando il giornalismo è precario. – Articolo

“Errori di stampa”, quando il giornalismo è precario.

Alcuni giornalisti free lance romani si associano per rivendicare più diritti e per mettere la propria dignità prima di qualsiasi altra cosa

Precari. Nelle aziende, nelle scuole, nella pubblica amministrazione. E soprattutto nei giornali. Li chiamano free lance, ma più che “liberi”, sono costretti a seguire questo percorso, oramai obbligatorio per chi vuole fare il giornalista. Una realtà sconosciuta ma vasta e reale, ignorata dai giornali stessi, pronti a denunciare quello che succede nelle aziende, ma silenti di fronte a ciò che avviene nelle redazioni.

Nasce così, due mesi fa, il coordinamento Errori di stampa. “Siamo un gruppo di colleghi cresciuti a pane e cronaca di Roma, nelle diverse redazioni della città”, spiega Matteo Valerio, portavoce del gruppo. Errori di stampa è formato da giornalisti che “hanno vissuto sulla loro pelle le crisi aziendali delle proprie testate. E hanno pagato con la loro pelle l’interessamento del sindacato ai soli contrattualizzati, già ampiamente garantiti”. Per questo Valerio e gli altri vogliono “raccogliere il malcontento dei tantissimi colleghi che hanno perso ogni fiducia nell’azione di garanzia che dovrebbe essere propria del sindacato unitario”. L’accusa è chiara: “la Fnsi ha segnato negli ultimi anni un completo scollamento da quelle che sono le reali esigenze di una classe professionale, che oramai è composta in grandissima parte da figure atipiche”.

Il problema è prima di tutto economico. Molte realtà editoriali pagano i servizi dei collaboratori poche decine di euro, o anche meno di 10 euro. E pagano anche dopo svariati mesi, sfruttando il fatto che in quasi tutte le testate è così. Ma “se non ci fossero i precari a portare le notizie e a far girare la macchina, il sistema dell’informazione si arresterebbe di colpo”, si legge sul manifesto di Errori di stampa. E come dargli torto quando intere rubriche o settori sopravvivono solo ed esclusivamente grazie a collaboratori o a service editoriali.

“Nessuno, tra i colleghi, deve più restare solo nelle battaglie per i propri diritti”, spiega Valerio. “Ci rendiamo conto di questa necessità proprio alla luce di quello che succede oggi nelle redazioni. Gli stati di crisi stanno terminando, ma le prospettive non sono delle migliori: si preannunciano proroghe, ulteriori licenziamenti e poche, davvero poche, stabilizzazioni di precari o nuove assunzioni”.

È quindi il momento di far capire che i precari del giornalismo rappresentano ormai una colonna portante dell’informazione. Tuttavia, la rappresentanza è necessaria ma non è sufficiente. Serve il contributo di tutti: “mettere la propria dignità, umana e professionale, prima di qualsiasi altra cosa. Non mettersi in fila ad aspettare che il caso faccia avere sotto mano un contratto. Lavorare, incaponirsi, nutrirsi delle propria passione. Ma mettere i paletti, anzi i pilastri di cemento armato, di fronte ad ogni tentativo di sfruttamento”, perché “non si lavora gratis, mai”, conclude Valerio.

Ora l’obiettivo immediato di Errori di stampa è quello di “fare rete”: Facebook, Twitter e un blog. Sul fronte delle iniziative, i giornalisti che hanno aderito al progetto hanno avviato un auto censimento nelle redazioni di tutte le testate romane, un lavoro che permetterà di conoscere a fondo il fenomeno dei giornalisti precari. A questo si aggiungono gruppi di studio sul giusto compenso, sull’indennità di disoccupazione per gli atipici, sul fiduciario dei collaboratori nelle redazioni, e sulla regolamentazione degli stage, attualmente quasi mai retribuiti.

 

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