Docenti low cost

Articolo da Repubblica Milano (2 novembre 2010)
Statale, docenti low cost contro i tagli contratti da 100 euro per l’intero corso. I bandi a Scienze politiche, Lettere e Scienze. Precari in fila: “Almeno serve a fare curriculum”
Il prorettore Casati: “Alcune facoltà hanno ridotto gli insegnamenti e altre ancora i compensi”
di LUCA DE VITO

Docenti a contratto per 100 euro a corso. Succede anche questo nell’anno terribile dell’università, in cui i tagli hanno portato a ridurre corsi e compensi obbligando presidi e rettori a stringere la cinghia. In Statale alcune facoltà (per esempio Scienze, Lettere e Scienze politiche) hanno emesso bandi per insegnamenti da 20, 40 e persino 60 ore con un compenso simbolico di 100 euro. E ci sono già giovani precari pronti a mettersi in fila.

I bandi sono pubblici e sono aperti a tutti. Come spiegano i presidi di facoltà, buona parte di questi corsi (inseriti soprattutto nei programmi delle lauree magistrali) viene tenuta da professori in pensione o da esterni, magari provenienti da aziende o centri convenzionati con l’università, disposti a insegnare gratis. «Nella mia facoltà, finora, questi corsi vengono tenuti quasi esclusivamente da docenti in pensione – spiega Daniele Checchi, preside di Scienze politiche – se si presentassero dei giovani non so neanche se me la sentirei di prenderli, perché significherebbe cominciare a creare un rapporto». E in tempi bui come questi poche facoltà possono permetterselo.

Molti precari, tuttavia, decidono di tenersi ugualmente questi corsi a costo zero perché fa curriculum. «Purtroppo è una triste realtà – spiega Loris Caruso, dello sportello ricercatori precari della Cgil – riceviamo telefonate di chi insegna in questo modo da anni e che nonostante tutto vuole continuare». Uno dei problemi, aggiunge Caruso, è che si vengono a creare anche rapporti personali a cui è difficile dire di no. «Se il tale docente di riferimento chiede di non lasciare il corso, è ovvio che rimani un po’ coinvolto nel rapporto che è venuto a crearsi, e che a quel punto un rifiuto è molto difficile».

La questione dei docenti “low cost” è soltanto una delle tante facce della crisi del sistema universitario. Come spiega il prorettore Dario Casati, «per far fronte ai tagli alcune facoltà hanno ridotto in generale il numero di corsi, mentre altre ancora hanno deciso di lasciare lo stesso numero di insegnamenti riducendo il compenso a tutti». Il problema della riduzione delle risorse  che per quest’anno, alla Statale, è stata nell’ordine del 30 per cento  riguarda anche gli “affidamenti”, ovvero gli insegnamenti fondamentali che non riescono ad essere coperti da ordinari e associati, e che spesso vengono mantenuti gratuitamente dai ricercatori. «È vero: sono cresciuti troppo i corsi rispetto alle risorse disponibili  spiega Piero Graglia, ricercatore di Scienze politiche e della “Rete 29 aprile”  ma svalutando la retribuzione che viene data per un insegnamento si va a danneggiare la qualità generale».

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