Articolo da La Stampa di Torino (27/10/2010; Andrea Rossi)
Borse di studio, gli atenei contro Cota. Il Governatore tira dritto: basta pagare al posto di altri. L’assessore Cirio: il progetto alla conferenza Stato-Regioni
Chi aveva interpretato le parole del Governatore – «in futuro borse di studio solo agli studenti piemontesi» – come una boutade, ieri si è dovuto ricredere. La Regione è davvero intenzionata a rivedere tutto. Tra qualche giorno solleverà il tema in Conferenza Stato-Regioni, chiedendo che ciascun territorio paghi gli studi dei suoi giovani.
Il ragionamento di Roberto Cota è chiaro. Ieri è toccato all’assessore all’Istruzione Alberto Cirio – che però non ha la delega all’Università, in capo al presidente – riprenderlo: «I dati parlano chiaro: poco più di 10 mila studenti usufruiscono delle borse di studio per un totale di 25,5 milioni erogati dalla Regione; quasi la metà, 11 milioni, serve a finanziare 3.942 borsisti residenti in altre regioni». Dati che spingono la giunta a chiedere una radicale controriforma: «In tempi di risorse limitate non possiamo continuare così», spiega Cirio, «oltretutto se i soldi vanno spesso a chi proviene da territori molto più ricchi, come la Sicilia».
Non sarà facile. La legge del 1991, che disciplina il diritto allo studio, e i decreti ministeriali del 2001 cozzano non poco con le intenzioni di Cota: ogni regione deve finanziare i giovani che studiano sul proprio territorio, indipendentemente da dove provengono. «Ed è una norma saggia», dice il pro rettore del Politecnico Marco Gilli. «Rispetto le scelte della Regione e comprendo le difficoltà del momento, però privilegiare la terra d’appartenenza non risponde a logiche meritocratiche. Rischia di accentuare quel provincialismo che è uno dei mali italiani».
Nel nostro Paese ci sono pochi studenti stranieri e la mobilità interna è ridotta, numeri che ci penalizzano nelle classifiche internazionali. In questo panorama Torino rappresenta un’eccezione. «Il 30 per cento dei nostri studenti proviene da fuori regione», dichiara Gilli. «La capacità di attrarre ragazzi di talento è quel che caratterizza i grandi atenei. Per riuscirci, però, servono finanziamenti a chi non ha i mezzi». Anche il prorettore dell’Università Sergio Roda è perplesso: «La diminuzione delle borse, finora fiore all’occhiello del Piemonte, può penalizzare la nostra capacità attrattiva. E sappiamo quanto pesi nelle valutazioni che poi determinano i finanziamenti del ministero agli atenei».
Il Piemonte è una delle nove regioni italiane a garantire borse di studio a tutti gli idonei, spendendo oltre 25 milioni l’anno. Il 38 per cento dei 10.214 borsisti non è piemontese. Il tasso di borsisti sul totale degli iscritti è più alto rispetto alla media italiana. L’entità del contributo è tra le più basse, ma non ha impedito negli ultimi anni che il numero di studenti provenienti dal resto d’Italia aumentasse di molto.
Sul fronte politico le parole del governatore hanno aperto una sorta di fuoco di sbarramento trasversale. A parte Lega e Pdl ieri su Cota si è abbattuta una gragnuola di critiche da Pd, Italia dei Valori, Sinistra e libertà, Federazione della sinistra, e perfino Futuro e Libertà. Anche la presidente dell’Edisu Maria Grazia Pellerino contrattacca: «Quando il governatore sostiene che ci sarebbero alcuni fondi stanziati e mai spesi, non dice il vero. Tutte le risorse erogate dalla Regione sono state puntualmente impiegate per i servizi che ci competono».
La giunta, comunque, intende andare avanti. «Siamo consapevoli che gli studenti fuori sede possano rappresentare un interesse economico per il territorio, ma questo non può essere fatto a scapito dei nostri giovani», conclude Cirio.