Lettera dei Precari dell’Università (FLC-CGIL) al Ministro Gelmini

Lettera dei precari università all’on. Mariastella GELMINI

All’on. Mariastella GELMINI

Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Oggetto: il precariato della docenza e della ricerca nell’Università

Signor Ministro,

da
molti mesi, come previsto dal DL 180, convertito in legge il 9 gennaio
2009, il paese aspetta invano il decreto attuativo di definizione dei
criteri di valutazione dei titoli e delle pubblicazioni nei concorsi a
ricercatore. Un decreto che promette maggiore trasparenza nello
svolgimento dei concorsi e che renderebbe possibile sia lo sblocco dei
concorsi già banditi dagli Atenei sia l’avvio della seconda e della
terza tranche del reclutamento straordinario.

Se la situazione
dell’università italiana in questo momento è critica, lo è
particolarmente per quella fascia di studiosi che ancora non ha un
rapporto lavorativo a tempo indeterminato con gli Atenei e che però,
con dedizione, competenza e sacrificio, da molti anni fa quella ricerca
grazie alla quale l’Italia continua a essere ai vertici internazionali.

Da
molti anni a questa parte, infatti, quasi la metà del personale
impegnato a tempo pieno in ricerca e docenza negli Atenei è reclutato
con contratti parasubordinati (assegni di ricerca, cococo…) e borse di
studio, la maggior parte dei quali privi delle più essenziali tutele
previdenziali ed assistenziali. L’elevata professionalità dei
ricercatori e docenti precari è dimostrata dal bagaglio delle numerose
esperienze in materia e delle pubblicazioni, contribuendo direttamente
al prestigio degli Atenei italiani. Così come quasi la metà dei corsi
universitari è sostenuta da quello stesso personale precario, il cui
lavoro permette agli Atenei il raggiungimento di un corretto rapporto
tra docenti e studenti, che tiene l’Italia ai livelli europei.

Purtroppo,
la sovrapposizione di diverse riforme, che non sono mai state rese
completamente operative, ha generato una situazione di devastante
stallo generale e, in particolare, una sostanziale e gravissima
sospensione del reclutamento, cioè dei concorsi a ricercatore banditi a
livello nazionale. Grazie ad alcune indagini, si stima infatti che
nelle Università italiane vi siano circa 50.000 precari impegnati a
tempo pieno nella ricerca e docenza (Fonti dei dati: CRUI e MIUR del
2006 su 33 Università censite, MIUR del 2008 più autocensimento nel
2008). I dati rilevati in questi casi, sebbene parziali, evidenziano
inoltre una crescita cospicua e costante del precariato nei ruoli di
docente e ricercatore universitario. Se guardata dal punto di vista
dello Stato, questa circostanza non permette di utilizzare al meglio
quelle risorse umane per la cui formazione e qualificazione sono stati
spesi centinaia di milioni di euro. Ora più che mai il fenomeno dei
cosiddetti ‘cervelli in fuga’ è diventata un’emergenza, ma qual è la
sua reale pericolosità? In termini di economia di sistema, le nostre
Università hanno formato studiosi di altissima levatura scientifica,
che però metteranno il loro sapere a disposizione non della nostra
nazione e dei nostri giovani ma di altri paesi. Questo, nel migliore
dei casi. Altrimenti saranno destinati a vedere ignorati e mortificati
il loro impegno e la loro qualificazione.

Se invece questa
situazione la si guarda con gli occhi dei singoli ricercatori e docenti
ancora precari, si vedrà un pericolosissimo fenomeno sociale per cui
decine di migliaia di giovani e, purtroppo ormai di ex giovani, da un
giorno all’altro non riusciranno più a sostenere quello sforzo
economico, sociale e umano che finora gli ha dato la forza di aspettare
una svolta nella propria vita lavorativa. E questo è particolarmente
grave per quegli studiosi che non possono contare su una condizione
sociale di partenza agiata.

È questa la selezione che cercava, Signor Ministro?

Questi
ricercatori e docenti il proprio dovere – anzi, molto più del proprio
dovere – lo hanno fatto, lo stanno facendo e hanno intenzione di farlo.
Si tratta però di dargliene la possibilità concreta.

Occorre in
primo luogo dare finalmente attuazione a un piano di reclutamento
straordinario non più procrastinabile e il ruolo del Suo Ministero è
anche quello di dettare quanto prima le linee guida per una campagna di
reclutamento ciclico e ordinario sulla base delle reali esigenze di
didattica e ricerca degli atenei, che prenda il via col prossimo Anno
Accademico.

È necessario inoltre, da subito, assicurare ai
ricercatori e docenti precari i diritti minimi di ogni lavoratore:
retribuzioni adeguate, diritti pensionistici ed assistenziali,
ammortizzatori sociali, rappresentanza negli organi accademici. Tutto
ciò con l’obiettivo di mantenere sempre alto il livello di didattica e
ricerca nei nostri Atenei italiani e conservare nel nostro paese un
livello di civiltà del lavoro degno di questo nome.

Ricordiamo,
infine, che non è più accettabile la stipula di contratti di docenza a
titolo gratuito, modalità indecente diffusasi in molti Atenei del paese
in conformità a quanto previsto dalla L. 230/2005, art. 1, c.10.
L’assenza di retribuzione è infatti inevitabilmente correlabile con la
riduzione della qualità dell’offerta didattica e soprattutto con un
inaccettabile trattamento dei lavoratori. Proprio per la gravità del
quadro sopra descritto riguardo la ricerca e docenza precaria, e per
organizzare e difendere i lavoratori precari della conoscenza che
operano nelle università italiane si è costituito il Coordinamento
nazionale dei precari dell’Università.

Dalla lotta per un
reclutamento straordinario, dall’opposizione alla ristrutturazione
antidemocratica dell’Università alle vertenze locali per i diritti
negati, il Coordinamento porterà la voce dei precari dell’Università
dovunque sarà necessario. Per la particolarità e l’urgenza che
purtroppo caratterizzano la condizione di questi lavoratori, abbiamo la
necessità di un confronto immediato e diretto al fine di comprendere
con chiarezza quali sono le misure che Lei, e il governo di cui fa
parte, abbiano previsto per una soluzione efficace e tempestiva del
reclutamento dei ricercatori universitari.

Prima di un punto di non ritorno.

Distinti saluti,

Coordinamento Nazionale dei precari dell’Università FLC-CGIL

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