Comunicato CPU sui limiti d’età per l’accesso ad assegni e posti da ricercatore

Dal CPU
Niente limiti!
Vanno moltiplicandosi le segnalazioni di bozze di regolamento d’ateneo per i ricercatori a tempo determinato e per gli assegni di ricerca contenenti limiti di età espliciti od impliciti (introdotti attraverso la definizione di una distanza temporale massima dal conseguimento della laurea o del dottorato). Riteniamo opportuno rammentare ai “luminari” autori di simili bozze che in Italia non sono previste scadenze temporali per la validità dei titoli di studio rilasciati dalle loro stesse università e che, se ritengono i propri insegnamenti tanto obsoleti da divenire inattuali in breve tempo, la stessa cosa non può dirsi per il lavoro svolto dal resto del corpo docente, fortunatamente assai più illuminato di loro. L’idea di imporre limiti di età per la partecipazione ai concorsi è in aperto contrasto con l’articolo 3 della nostra Costituzione, con la legge Bassanini bis e con la Direttiva Europea per la parità di trattamento in materia di occupazione, per cui l’insistenza su queste posizioni, anche qualora i limiti fossero imposti in modo implicito, esporrà gli atenei al rischio di ricorsi che avranno come effetto un’ulteriore paralisi del reclutamento della quale davvero non si sente il bisogno.

Denunciamo come dietro queste operazioni si celi il proposito di gettare a mare un’intera generazione di studiosi che per anni, attraverso il proprio lavoro e la propria quotidiana dedizione, ha portato avanti la ricerca scientifica italiana e ha consentito lo svolgimento delle attività didattiche nelle nostre università. Si tratta di un proposito inaccettabile e contrario a quei principi di valorizzazione del merito che a parole, ma solo a parole, si dichiara di voler promuovere: le selezioni concorsuali dovrebbero essere decise dalla valutazione dei candidati e non dall’apposizione di restrizioni all’accesso. Piuttosto che esercitare la propria fantasia nella definizione di lacci e lacciuoli, questi potentati accademici farebbero bene a sostenere il ringiovanimento del corpo accademico attraverso il sostegno all’unico limite di età che oggi davvero potrebbe favorire il raggiungimento di un simile obiettivo: la riduzione a 65 anni dell’età pensionabile dei professori universitari.

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